La Bulgaria è al fianco degli USA. Ma è scontro tra le istituzioni bulgare ed il Presidente Parvanov si è fortemente opposto ad un intervento militare diretto. Resta profonda la divisione tra opinione pubblica, contro la guerra, e Governo.
Il Presidente bulgaro Georgi Parvanov ed il Premier Simeone II sono in disaccordo sulla politica seguita sino ad ora dal Governo in merito alla guerra all'Iraq. Questo ha portato negli ultimi giorni ad un'altalenarsi di informazioni ufficiali contraddittorie in merito alla posizione bulgara rispetto all'intervento armato statunitense. Alla fine la Bulgaria è ricomparsa nella lista dei trenta Paesi che supportano l'azione militare USA.
Il quotidiano "Troud" sottolinea che questa confusione è emersa da un profondo dissidio tra il Presidente Paravanov e Simeone II in modo specifico in merito ad un possibile coinvolgimento della Bulgaria in azioni militari dirette in Iraq. "Paravanov e Simeone fanno la guerra a causa della guerra" titola Sega il 20 marzo. Il quotidiano critica inoltre il fatto che i bulgari sono venuti a conoscenza di essere tra i 30 Paesi che esplicitamente appoggiavano la guerra USA non dalle proprie istituzioni e dai propri rappresentanti bensì dalla Agence France Presse. Sembra che addirittura alcuni ministri del Governo fossero all'oscuro della posizione ufficiale adottata dalla Bulgaria e che molte delle trattative con gli USA siano state condotte in via quasi privata dal Ministro degli esteri Solomon Passy.
L'UDF, partito dell'opposizione di destra, si è dichiarato a favore dell'attacco all'Iraq mentre i socialisti, l'opposizione di sinistra, si sono detti pronti a presentare una mozione di sfiducia contro il Governo se quest'ultimo non rispetterà in merito alla crisi le disposizioni votate dal Parlamento lo scorso 7 febbraio.
Il quotidiano "Monitor" riporta che le truppe bulgare interverranno direttamente in Iraq e che sarebbero già oggi in partenza per una località non definita vicina all'epicentro della crisi. Vengono riportati inoltre i possibili costi di questa operazione: mettere a disposizione due compagnie militari costerà al Paese 32 milioni di leva, circo a 16 milioni di euro) dei quali solo il 50-60% verrà coperto direttamente dagli USA. Anche altri quotidiani si soffermano sul fatto che il mandato di queste truppe non è assolutamente chiaro ma il Governo rassicura affermando che i soldati non verranno utilizzati in azioni militari dirette ma esclusivamente quale supporto logistico. "E se gli USA chiederanno ulteriore aiuto la Bulgaria è pronta a darlo" ha dichiarato un portavoce del Ministro degli affari esteri.
Ma l'opinione pubblica bulgara resta contro questa guerra. Solo il 2% dei cittadini è infatti favorevole all'attacco USA al di fuori degli schemi delle Nazioni unite. Mentre il 10% dei bulgari approva, secondo lo stesso sondaggio, attuato dalla "Gallup international", l'operato del Governo in merito alla vicenda Iraq.
Il sociologo Zhivko Georgiev ha commentato che sarà difficile per il Governo spiegare all'opinione pubblica il perché di certe scelte visto che la stragrande maggioranza delle persone era contraria a questa guerra. "Cittadini e propri rappresentanti su questa questione si sono trovati su poli estremi" chiarisce "ed i bulgari hanno reagito in linea ai loro concittadini europei".
"Lo zar (Simeone II) è felice della sua relazione armoniosa con gli USA", scrive Monitor ricordando poi che suo padre scelse durante la seconda guerra mondiale di entrare nell'asse Roma-Berlino-Tokjo. Ora il figlio include la Bulgaria nel club bellicoso Washington-Londra-Madrid.
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