Piccoli incidenti generano nuove tensioni in Croazia tra Serbi e Croati. La destra croata soffia sul fuoco della paura, preparandosi per le elezioni. Ma i Serbi nel paese sono ormai meno del 5%.
Negli ultimi mesi, i rapporti tra Serbi e Croati sembrano essere tornati al livello di tensione esistente all'inizio del 1991, poco prima della rivolta dei Serbi di Croazia e della costituzione della cosiddetta Repubblica serba di Krajna. Quasi ogni giorno che passa porta con sé incidenti internazionali, per ora solo verbali, come ad esempio scritte e graffiti nazionalisti.
A metà agosto, a Vukovar, ignoti hanno versato vernice blu sul monumento a Blago Zadro, uno dei difensori della città. La polizia ha arrestato un cittadino di nazionalità serba, ritenuto responsabile dell'incidente. Qualche giorno prima, a Spalato, il concerto della rock star serba Momcilo Bajagic era stato forzatamente interrotto dopo che qualcuno aveva lanciato dei lacrimogeni tra il pubblico.
Nello stesso periodo in Baranja, regione nella parte settentrionale della Croazia rimasta sotto controllo serbo fino alla pacifica reintegrazione della Podunavlje croata nel 1998, si potevano leggere molte scritte murali che recitavano "Questa è Krajna" con le 4 "S" in cirillico sulle facciate delle case. A Konavli, vicino a Dubrovnik, nel punto più meridionale della Croazia al confine con il Montenegro, è apparsa una scritta murale sulla strada che affermava: "Vacanze proibite ai turisti iugoslavi, entrate a vostro rischio e pericolo."
Un famoso intellettuale serbo in Croazia, il professore universitario dr Milorad Pupavac, ritiene che i recenti incidenti tra Serbi e Croati siano provocati dai partiti di destra. Questi partiti cercherebbero di attirare elettori creando appositamente questa atmosfera prima delle elezioni, affermando che i Croati sarebbero messi in pericolo sia dai Serbi che rientrano nel paese che dal crescente numero di turisti o viaggiatori che possono ora entrare liberamente dopo la liberalizzazione del sistema dei visti.
Di fatto, i politici non hanno atteso a lungo prima di cercare di cogliere i frutti delle nuove tensioni. Anto Djapic, presidente del Partito Croato dei Diritti (HSP), insieme ad altri politici di simile orientamento politico (estrema destra, ndr), hanno già dichiarato che la liberalizzazione del sistema dei visti e la circostanza che i cittadini serbi possono ora entrare in Croazia senza ostacoli contribuisce alla "nuova rivolta serba". Drazen Budisa invece, presidente del Partito Social Liberale Croato (HSLS), sostiene che la vera causa alla base dei numerosi incendi sulla costa adriatica occorsi quest'anno sia "la distruzione sistematica della Croazia". Malgrado Budisa non abbia menzionato direttamente i Serbi come possibili autori degli incendi, la sua recente svolta a destra non lascia dubbi rispetto a chi avesse in mente quando ha fatto queste affermazioni.
Tutti i politici croati, indipendentemente dalla posizione occupata alla destra, sinistra o centro dello schieramento parlamentare, concordano sul fatto che non è possibile che la situazione attuale subisca una escalation fino a degenerare nei conflitti occorsi nel 1991 sotto simili auspici. A sostegno di questa opinione portano come esempio il fatto che la Croazia è ora un paese indipendente con il proprio esercito, e che il numero dei Serbi nel paese è sceso dal 12% del 1991 ad uno scarso 5% odierno. I politici si dichiarano inoltre consapevoli del fatto che le pressioni esterne non sono le stesse che nel 1991. La Serbia ha rinunciato alla sue rivendicazioni da Grande Serbia, Milosevic è all'Aja.
La maggioranza dei commentatori sostiene che il deterioramento dei rapporti tra Serbi e Croati negli ultimi mesi sia invece da ricollegare proprio alle prossime elezioni che si terranno in Croazia, e che l'idea di una rivolta da parte dei Serbi non sia neppure da prendere in considerazione. Ma gli analisti evidenziano anche il fatto che le due nazioni sembrano incapaci di spezzare il circolo vizioso del conflitto. Le ragioni sarebbero diverse per ognuno. I Croati sono ancora legati alle premesse tudjmaniane secondo cui l'allontanamento dei Serbi dal paese sarebbe la giusta riparazione per le malvagità commesse nel corso della guerra del 1991, mentre i Serbi continuerebbero a rappresentarla unicamente attraverso la lente del conflitto con i Croati.
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