Durante le proteste di marzo in Georgia un ragazzo di 21 anni, Lazare Grigoriadis, è stato arrestato. L'accusa è che avrebbe lanciato molotov e avrebbe dato fuoco a un'auto. Il processo è ancora in fase istruttoria, nel frattempo la società civile si è mobilitata in difesa del giovane
Il 29 marzo la polizia georgiana ha arrestato Lazare Grigoriadis, uno dei partecipanti alle manifestazioni del 7-9 marzo nel paese. Secondo il procuratore, Grigoriadis avrebbe lanciato molotov e avrebbe dato fuoco a una Toyota Corolla. La pena per questo tipo di reati varia dai 7 agli 11 anni di reclusione. Grigoriadis ha 21 anni ed è da allora in carcere come misura preventiva.
Il primo aprile si è tenuta una manifestazione a suo sostegno. Secondo i manifestanti l’arresto di Grigoriadis ha lo scopo di intimorire la sezione giovanile della società che si è distinta per mobilitazione e che è stata oggetto di attacchi verbali.
La società civile ha raccolto i fondi per pagare a Grigoriadis l’avvocato e ha difeso la sua immagine. Contro l’arrestato si è scatenata infatti una campagna denigratoria che ha messo alla berlina il suo look – un distintivo tatuaggio sul viso che somiglia al trucco di Alex, protagonista di Arancia Meccanica - e ha puntato il dito contro il fatto che il suo cognome non è “abbastanza georgiano”. Quel tatuaggio è invece diventato bandiera di una società che appare assai meno reazionaria della leadership.
I diritti dell’accusato
La questione del look e del trattamento dell’arrestato ha attirato l’attenzione dell’Associazione dei Giovani Avvocati di Georgia (GYLA), associazione che negli anni si è distinta per un importante ruolo di monitoraggio e consulenza sulla promozione e tutela dei diritti e della democrazia. Secondo GYLA ci sono stata una serie di irregolarità che urgono approfondimento da parte dell’Ombudsperson e del Servizio di Investigazione Speciale.
Innanzitutto la Corte non ha motivato perché ha ritenuto di dover procedere con una carcerazione preventiva. GYLA ha poi posto al centro dell’attenzione le dichiarazioni di alti profili politici che hanno di fatto già espresso una condanna verso l'operato di Grigoriadis, prima ancora che il processo inizi e le responsabilità vengano accertate. Al momento dell’arresto il segretario del Sogno Georgiano Irakli Kobakidze ha dichiarato che Grigoriadis è una persona che ha smarrito la bussola. Grigoriadis è stato oggetto anche di attacchi omofobici, oltre che le già ricordate pesanti osservazioni sul suo aspetto. Inoltre è stato preso di mira per un caso di violenza domestica contro il padre. Ma il padre stesso ha difeso il figlio su Facebook , lanciando accorati appelli in difesa del figlio, e sostituendo la propria immagine del profilo con quella del figlio. Anche il nonno di Lazare ha detto ai giornalisti che durante il conflitto con suo padre, Lazare si stava difendendo da suo padre, e non viceversa.
Durante l'interrogatorio Grigoriadis sarebbe stato oggetto pressioni per dichiararsi colpevole. C’è poi un fatto che ha causato pubblico oltraggio: quando è stato arrestato Grigoriadis aveva i capelli colorati, schiariti sul biondo. Ha cominciato poi a serpeggiare la voce che era stato rasato. Il servizio carcerario ha sostenuto che era stato Grigoriadis stesso a chiedere di andare dal barbiere e ha cambiato di sua scelta il taglio dei capelli. GYLA ha espresso il dubbio che non sia stata una libera scelta dell’accusato e ha ricordato che “la Corte Europea dei Diritti Umani […] ha spiegato che una persona costretta a radersi i capelli in carcere subisce un'umiliazione, tale trattamento lede la sua dignità. La rasatura forzata fa sentire una persona inferiore. Inoltre, una persona i cui capelli sono rasati deve portare il segno di essere stata sottoposta a un trattamento così umiliante per un bel po' di tempo. Questo segno (capelli rasati) è facilmente visibile a tutti e quindi una persona si sente costantemente ferita nella sua dignità.”
I dubbi di GYLA trovano eco nel quadro che si è creato intorno all’accusato. Il 29 marzo, quando il ministero dell'Interno ha designato Grigoriadis solo con le iniziali, i canali governativi pubblicavano già la sua foto con il dito medio alzato. I canali governativi hanno riferito che Grigoriadis ha agito per conto dell'opposizione, perché è un membro del partito Droa di Elene Khoshtaria. Kobakhidze ha parlato di Grigoriadis come associato di quella che lui descrive in modo bizzarro se non delirante la "troika bolscevica" - Elene Khoshtaria, Zurab Japaridze e Giorgi Vashadze.
Questi tentativi non hanno sortito alcuno effetto sui sostenitori. Al contrario, appunto il tatuaggio che ne contraddistingue il viso è stato copiato sui volti dei manifestanti, che non si sono dimostrati propensi a piegarsi a una campagna che ha caratteristiche ultra-reazionarie e discriminatorie.
Il processo
Il Primo maggio si è tenuta la seconda udienza del processo a carico di Lazare Grigoriadis. Il padre aveva rivolto un invito: “Tutti quelli che hanno sete di libertà vi aspettiamo in tribunale il 1 maggio alle ore 16:00” e si è effettivamente tenuta una manifestazione davanti al tribunale. La giudice Nato Khujadze ha rifiutato di concedere la scarcerazione su cauzione e ha fissato per l’8 maggio un'altra udienza. Grigoriadis è comparso nell’aula effettivamente privo della sua chioma bionda e ha dichiarato che se avesse voluto scappare, non se ne sarebbe stato in giro per la capitale, peraltro vestito come era durante le manifestazioni.
Al suo caso si accompagna quello di Tornike Akopashvili , anche lui ventunenne che ha dichiarato di aver precedentemente combattuto in Ucraina. Ad Akopashvili è stata concessa la cauzione e la sua udienza è fissata per il 15 maggio.
L’udienza dell’8 maggio è stata poi rinviata. La difesa ha chiesto un rinvio perché la corte non ha per ora ammesso una serie di prove. Il processo è ancora in fase istruttoria, il giudice deve ancora essere designato e sono al vaglio le prove che verranno ammesse e discusse. Secondo il padre di Lazare il giudice che avevano indicato è uno di quelli che poi è finito sotto sanzioni, e ora si sta cercando un nuovo nome, sapendo che questo è un caso che agita gli animi.