A partire da oggi 21 gennaio e fino al 30 di questo mese si terrà la 33sima edizione del Trieste Film Festival. Numerosi come sempre i film dell'est europeo. All'interno della sezione documentari verrà assegnato anche quest'anno il premio OBC Transeuropa
Torna da oggi fino al 30 gennaio il Trieste Film Festival con una 33° edizione in formula ibrida. La prima settimana, fino al 27, l’appuntamento è in tre sale della città (Rossetti, Ambasciatori e Miela), mentre dal 26 al 30 sulla piattaforma online di Mymovies.
Il programma è ricco e articolato in diverse sezioni, come consuetudine. In chiave balcanica spicca l’omaggio alla grande regista bosniaca Vesna Ljubić, scomparsa lo scorso anno. Della prima cineasta donna della Bosnia Erzegovina, molto legata all’Italia anche perché frequentò il Centro sperimentale a Roma e fu assistente di Federico Fellini, saranno proiettati due dei lavori maggiori, “Ecce Homo” (1994) e “Adio Kerida” (2001).
Per l’inaugurazione è stato scelto “Quel giorno tu sarai” (“Evolution”), diretto da Kornél Mundruczó e scritto da Kata Wéber dopo il successo di “Pieces of a Woman” (premiato a Venezia e candidato all'Oscar). Una storia di memoria della Shoah passando tra tre generazioni, ancora con Martin Scorsese come produttore esecutivo: presentato fuori concorso all'ultimo Festival di Cannes, e in uscita nelle sale italiane il 27 gennaio distribuito da Teodora Film. La proiezione sarà accompagnata dalla consegna a Mundruczó e Wéber dell’Eastern Star Award, riconoscimento nato per segnalare le personalità del mondo del cinema che hanno gettato un ponte tra l’Est e l’Ovest (Irène Jacob, Monica Bellucci, Milcho Manchevski, Rade Šerbedžija, Kasia Smutniak, Miki Manojlović).
Il Cinema Warrior Award, “istituito per premiare l'ostinazione, il sacrificio e la follia di chi combatte per il cinema”, andrà a Luciana Castellina, instancabile protagonista della vita politica e culturale del nostro Paese, con un’attenzione sempre viva per il cinema e l’Europa.
Come sempre il cuore del programma è costituito dai tre concorsi internazionali dedicati a lungometraggi, cortometraggi e documentari.
Lungometraggi
Tra gli undici titoli del Concorso lungometraggi spicca la coproduzione croato-slovena “Murina” di Antoneta Alamat Kusijanović, anche questa con produttore esecutivo Martin Scorsese. Il film ha vinto la Caméra d’or come migliore opera prima all’ultimo Festival di Cannes, dove era presente nella sezione Quinzaine des realisateurs, e ha inaugurato il Festival di Pola, oltre a raccogliere vari altri riconoscimenti. Protagonista è la sedicenne Julija che vive con i genitori su un'isola della Dalmazia. È estate e la ragazza ama il mare e immergersi con il padre in cerca di murene. È un mondo che sembra “un paradiso”, ma non è perfetto come appare, anzi può rivelarsi quasi come una prigione. La famiglia sta aspettando di vendere un terreno e poter acquistare una casa vicino a Zagabria per trasferirvisi, e l'adolescente non vede l'ora di lasciare un luogo che da una parte significa libertà e dall'altra è soffocante. Quanto il padre Ante è opprimente, la madre Nela è visibilmente insoddisfatta. L'arrivo per qualche giorno di un amico del padre, lo spagnolo Javier che aveva lavorato con lui sulle navi, cambia bruscamente le cose. La presenza del nuovo venuto fa emergere storie passate e scatena la rabbia della ragazza verso i genitori. Giornate che cambiano la vita di Julija, una bellezza un po’ androgina che non si è mai innamorata e sogna di andare a studiare ad Harvard: si ribellerà contro il padre che la frena e contro la madre, che a suo dire non avrebbe avuto il coraggio di fare delle scelte. La regista esordiente sa gestire bene la tensione (e l’atmosfera di seduzione), girando anche belle scene subacquee, utilizzando bene lo spunto dell’estraneo che mette in crisi una situazione cristallizzata, ma senza cadere nelle banalità. Un film secco, affascinante e aspro come i luoghi in cui è ambientato.
Reduce da Cannes è pure “Întregalde” del rumeno Radu Muntean, un viaggio in un’area rurale che mette in crisi le certezze di un gruppo di amici e fa riflettere sul significato dell’aiuto e della solidarietà e sulle contraddizioni delle iniziative umanitarie.
Ben tre i film serbi in gara: Stefan Arsenijević in “As Far as I Can Walk” adatta nella Belgrado di oggi il poema medievale “Strahinja Banović”; già visto a Berlino lo scorso anno l’efficace “Kelti - Celts” di Milica Tomović, dramma familiare nella Belgrado del 1993 che diventa metafora della dissoluzione della Jugoslavia; “Darkling” di Dušan Milić, riflette sull’eredità della guerra in Kosovo. Proprio il Kosovo, protagonista dell’ultima annata di festival, è presente con due pellicole: “The Hill Where Lionesses Roar” di Luàna Bajrami, altra reduce di Cannes, e l’ottimo “Looking for Venera” di Norika Sefa, protagoniste due amiche adolescenti.
Il georgiano “Bebia. À mon seul désir” di Juja Dobrachkous inaugura l'omaggio alle registe del cinema Tbilisi. Ancora la storia di famiglia “Women Do Cry” delle bulgare Mina Mileva e Vesela Kazakova con Maria Bakalova, il macedone “Sisterhood” di Dina Duma sul bullismo e lo sloveno “Orkester” di Matevž Luzar, noto per “Good To Go”.
Altro evento speciale fuori concorso è “The Story of My Wife” dell’ungherese Ildikó Enyedi, prossimamente nelle sale con Altre storie. Il film della grande regista di “Corpo e anima” è un affascinante romanzo amoroso negli anni ‘20 del ‘900, tra atmosfere retrò e grandi sentimenti, ed è stato presentato in concorso al 74° Festival di Cannes: nel bel cast Léa Seydoux, Gijs Naber, Louis Garrel, Sergio Rubini e Jasmine Trinca.
Fuori concorso altri sei film, cominciando da “Not So Friendly Neighbourhood” del premio Oscar Danis Tanović, commedia romantica girata a Sarajevo durante la pandemia. Inoltre il buon “Piccolo corpo” di Laura Samani, film friulano di ambientazione storica già apprezzato alla Semaine de la Critique di Cannes, e due film passati alla Mostra di Venezia, il kosovaro “Vera Dreams of the Sea” di Kaltrina Krasniqi e il polacco “Leave No Traces” di Jan P. Matuszyński.
Documentari
Dodici i titoli del Concorso documentari, in gara anche per l’ormai tradizionale premio Osservatorio Balcani Caucaso – Transeuropa. Prevalgono in questo caso i film da Polonia ed ex Urss, mentre dall’area balcanica provengono: “Looking for Horses” di Stefan Pavlović, sull’amicizia tra il regista e un pescatore che ha perso l’udito durante la guerra in Bosnia; “Museum of the Revolution” di Srđan Keča, storia di un edificio mai completato, progettato per celebrare la Jugoslavia socialista; lo sloveno “Reconciliation” di Marija Zidar, una storia di perdono e riconciliazione in Albania, già premiato al Festival di Portorose; “Factory to the Workers” di Srđan Kovačević, 10 anni di lotta operaia in una fabbrica croata.
Sette i documentari fuori concorso: “Babi Yar. Context” dell’ucraino Sergej Loznica; “Bosnia Express” di Massimo D’Orzi; “Freikörperkultur” di Alba Zari; “Gorbachev. Heaven” di Vitalij Manskij; “The Jungle” di Cristian Natoli; “Tullio Kezich – A proposito di me” di Gioia Magrini; “L'ultimo calore d’acciaio” di Francesco De Filippo e Diego Cenetiempo.
Cortometraggi
Il Concorso cortometraggi comprende 13 lavori, con l’Italia rappresentata da “Big” di Daniele Pini e “Inchei” di Federico Demattè.
La sezione Fuori dagli sche(r)mi è “dedicata alle nuove prospettive e alle nuove forme cinematografiche” e comprende: “Crane Lantern” dell’azero Hilal Baydarov, “Khan’s Flesh” di Krystsina Savutsina, l’ottimo “The Girl and the Spider” degli svizzeri Ramon Zürcher e Silvan Zürcher, “Our Quiet Place” di Elitza Gueorguieva, “Forest - I See You Everywhere” di Bence Fliegauf e “Moon, 66 Questions” della greca Jacqueline Lentzou.
Dentro Wild Roses: Registe in Europa c’è un focus sulla Georgia, uno dei paesi più in evidenza dell’ultimo decennio, con una produzione di alto livello sia nella finzione sia nel documentario. A Trieste saranno presentati: “The Pipeline Next Door” di Nino Kirtadze; “In Bloom” di Nana Ekvtimishvili e Simon Gross, forse il film più rappresentativo di questa onda; “Line of Credit” di Salomé Alexi; “Anna's Life” di Nino Basilia; “House of Others” di Rusudan Glurjidze; “Glory to the Queen” di Tatia Skhirtladze; “How the Room Felt” di Ketevan Kapanadze; “Taming the Garden” di Salomé Jashi; “Wet Sand” di Elene Naveriani, uno dei film più belli dell’ultimo Locarno Film Festival.
La consolidata sezione Art&Sound, in collaborazione con Sky Arte che premierà e diffonderà uno dei film, propone quattro titoli: “Bobi Bazlen – Con uno zaino pieno di libri” di Giampaolo Penco; “Giovanna, Storie di una voce” di Chiara Ronchini su Giovanna Marini; “Milan Kundera: From The Joke to Insignificance” di Miloslav Šmidmajer; “ŽŽŽ (Journal About Želimir Žilnik)” di Janko Baljak.
Infine il Premio Corso Salani, in ricordo dell’attore e regista morto nel 2010, con cinque film italiani completati nel 2021 e ancora in attesa di distribuzione: “Dal pianeta degli umani” di Giovanni Cioni, “Des portes et des déserts” di Loredana Bianconi, “Divided: What language do you express love in?” di Federico Schiavi e Christine Reinhold, “Isole” di Mario Brenta e Karine de Villers, e “Viaggio nel crepuscolo” di Augusto Contento, cui si aggiunge fuori concorso “Insultati. Bielorussia” di Caterina Shulha.