La violenza è esplosa dopo la divulgazione di una notizia forse falsa, quella relativa alle cause della morte dei due bambini albanesi a Mitrovica. Il ruolo dei media.
La scintilla che ha fatto precipitare la situazione, provocando ad oggi almeno 22 morti e 500 feriti, è stata la notizia rapidamente diffusa dai media locali della morte per annegamento di due bambini albanesi, gettatisi nel fiume Ibar per sfuggire a ragazzini serbi che li inseguivano con dei cani.
La notizia sarebbe stata falsa. Nella confusione degli avvenimenti, ieri notte il portavoce dell'Unmik, Derek Chappell, ha riportato le dichiarazioni di un terzo bambino albanese, sopravvissuto alle acque dell'Ibar. Il bambino ha raccontato ai genitori che lui e i tre amici erano entrati da soli nel fiume, ed erano stati travolti dalle correnti. Lui era riuscito a raggiungere la riva, mentre gli altri venivano trascinati via. Una tragedia. Tuttavia, non ci sarebbe stato alcun inseguimento.
Lo stesso Chappell ha poi dichiarato alla televisione austriaca ORF che l'esplosione di violenza era coordinata e pianificata: "Ci sono stati gravi episodi di violenza anche in precedenza, nel Kosovo. Questa volta tuttavia si tratta di una azione coordinata. La violenza è scoppiata in molti posti diversi allo stesso momento, e questo dimostra che era stata pianificata da prima - ha dichiarato il portavoce dell'Unmik."
Oltre a Mitrovica e Pristina, gli scontri hanno infatti coinvolto Caglavica - sulla strada tra Pristina e Skoplije - Prizren, Pec/Peja, Gnijlane e altri centri minori. Gli edifici religiosi della Chiesa Ortodossa non sono stati risparmiati: anche il monastero di Visoki Decani è stato colpito da colpi di mortaio in quella che un funzionario delle Nazioni Unite - che ha preferito restare anonimo - ha definito la "Notte dei Cristalli" del Kosovo.
"Quello che sta accadendo in Kosovo deve purtroppo essere descritto come un pogrom antiserbo: le chiese sono incendiate e la gente attaccata per nessun altro motivo che non sia la appartenenza etnica - ha raccontato l'ufficiale delle Nazioni Unite a Radio B92 nella notte."
Uno dei momenti più drammatici sembra essere stato il ritiro da Belo Polje, nelle vicinanze di Pec/Peja, dove l'Unmik, che fuggiva dal villaggio insieme ai residenti serbi, ha sparato contro gli assalitori. Il seminario serbo ortodosso di Pec/Peja sarebbe stato raso al suolo.
Il presidente del Kosovo Ibrahim Rugova ha levato la sua voce in favore della pace nella regione, ammonendo che la escalation di violenza a Mitrovica e nelle altre città non può portare alcun beneficio a nessuno.
Nella conferenza stampa di ieri, il generale Holger Kammerhoff (Unmik) ha invece ricordato che: "I media svolgono un ruolo fondamentale nell'influenzare la percezione della situazione attuale da parte del pubblico, e sono obbligati a riportare gli avvenimenti in maniera professionale e aderente alla realtà dei fatti. Riportare gli eventi in maniera falsa o distorta rappresenta una diretta violazione degli standards stabiliti per i media nel Kosovo."
Anche il Segretario Generale della Nato, nella giornata di ieri, ha espresso la sua condanna per quanto stava avvenendo: "Condanno fermamente la violenza interetnica scoppiata ieri in Kosovo. Esorto tutte le comunità etniche a Kosovska Mitrovica e nel resto del Kosovo a evitare ulteriori escalations, ... e a ritirarsi da manifestazioni e blocchi stradali. E' in corso una inchiesta da parte delle autorità del Kosovo sugli incidenti che hanno condotto alla morte dei bambini a Mitrovica, e i responsabili saranno portati di fronte alla giustizia."
Ci saranno anche i media in Tribunale?
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