Kosovo, partono i primi processi alla Corte speciale
26 february 2020
Si aprono i primi procedimenti nella Corte speciale sui presunti crimini dell'UCK in Kosovo. Dopo cinque anni di attesa e decine di testimonianze raccolte, l'annuncio è arrivato lunedì scorso, quando il capo procuratore Jack Smith ha annunciato l'intenzione di far partire i primi processi.
In seguito alla richiesta di Smith, il tribunale ha quindi nominato un giudice per l'udienza preliminare, che dovrà vagliare la richiesta di rinvio a giudizio. Solo se e quando questa verrà accolta, verranno rivelate il contenuto dell'impianto accusatorio e l'identità degli imputati.
Si inaugura così l'attività del tribunale speciale, approvato dal parlamento di Pristina nel 2015 su pressioni di USA e UE, il cui obiettivo è fare luce su gravi crimini commessi nel biennio 1998-99, come omicidi, rapimenti e violenze sessuali, la cui responsabilità viene attribuita ad esponenti dell'Esercito di Liberazione del Kosovo.
Il tribunale, parte del sistema giuridico kosovaro, ma con sede nei Paesi Bassi, continua ad essere percepito in modo estremamente polarizzato in Kosovo, è nato dopo indagini messe in moto da un esplosivo rapporto del senatore svizzero Dick Marty, pubblicato nel 2010, che puntava il dito contro molti leader della lotta armata dell'UÇK, compreso l'attuale presidente kosovaro Hashim Thaçi.
Negli anni scorsi molti leader dell'Esercito di Liberazione del Kosovo sono stati ascoltati: il caso più noto è quello dell'ex-premier Ramush Haradinaj, che si è dimesso nel luglio 2019 proprio dopo la propria deposizione all'Aja.
Resta molto forte la polarizzazione sulla corte: per molti serbi questa rappresenta l'ultima possibilità di avere giustizia, mentre larga parte della comunità albanese in Kosovo non ha mai nascosto i propri dubbi sul tribunale, considerato un'istituzione parziale ed imposta dall'esterno.
In una recente intervista la presidente della Corte speciale, la bulgara Ekaterina Trendafilova, ha ribadito l'indipendenza e imparzialità del tribunale: “La corte speciale non accoglie pressioni esterne, che vengano da istituzioni, governi o singoli... Giudicheremo solo chi si è reso responsabile di crimini, ma sul banco degli imputati ci saranno sempre e solo individui, mai gruppi etnici, comunità o organizzazioni”.