Cosa e come si mangia in Montenegro? qual è la provenienza e lo stato degli alimenti presenti sul mercato della repubblica rivierasca? È il tema di un'inchiesta di due giornalisti del settimanale Monitor, che abbiamo tradotto
Quello che segue è il primo di una breve serie di articoli che abbiamo trovato sulla stampa balcanica, e che pubblicheremo prossimamente, riguardanti lo stato e l'idoneità degli alimenti presenti sulle tavole dei cittadini dei vari paesi della regione. Questa mini rassegna, oltre ad arricchire il quadro che abbiamo cercato di fornire con gli agli altri articoli da noi già pubblicati sugli alimenti in Albania e in Croazia, in particolare fa notare che anche i paesi del sud est europeo si interrogano sulle conseguenze degli alimenti geneticamente modificati. D'altra parte occorre tenere presente che nei Balcani spesso, e nonostante in alcuni casi le leggi lo vietino, vengono smerciati organismi geneticamente modificati, o alimenti di dubbia qualità senza che la popolazione ne sia a conoscenza. Come afferma bene il titolo dell'inchiesta di Monitor, spesso "il profitto è più importante della salute". Ma non dimentichiamoci che altrettanto spesso sono proprio i paesi occidentali a fornire alimenti scaduti o di dubbia qualità ai vicini balcanici, liberandosi delle proprie scorte (e scarti) fanno la fortuna dei profittatori a scapito dei consumatori.
Scrivono Miloš Pavićević e Marijana Bojanić, pubblicato sul settimanale "Monitor" il 14 marzo 2004
Traduzione di Luka Zanoni
Non molto tempo fa alla frontiera montenegrina è giunto del latte in polvere per bambini delle rinomate produttrici "Milupa" e "Similak". Presi in consegna alcuni campioni sono stati sottoposti ad analisi. Si è constatato che il latte era radioattivo. Epilogo: dopo l'allarme degli organi competenti, il fornitore ha dovuto restituire l'intero carico al produttore. C'è dell'altro: il Centro per le indagini tossicologiche, incaricato delle analisi, da allora non ha più ricevuto nemmeno un campione di latte per bambini da sottoporre ad analisi.
In uno dei siti internet ci si scambiano opinioni sul cibo: da dove proviene, quale è la qualità. Alcuni si presentano come esperti e affermano che oggi il miglior cibo è solo la soia. Altri non badano agli avvisi. Qualcuno ha scritto: "che mi importa, tanto devo morire".
Da noi il cibo arriva da tutto il mondo. Secondo i dati rinvenuti da Monitor, nei primi tre mesi dello scorso anno per di più abbiamo mangiato carne proveniente dall'Austria. Dalle liste delle dogane si nota che il suo valore ha raggiunto circa i 3 milioni di euro. Ci è stata offerta carne e preparati di carne dall'Olanda, da Cipro, dalla Ungheria. E qualcosa di interessante: nella lista dei paesi che ci forniscono il cibo compaiono anche San Vincenzo e Grenadina! Esotico arcipelago off-shore.
I prodotti a base di latte e di uova li riceviamo principalmente dagli USA e dall'Ungheria. La frutta e la verdura dall'Italia, dalla Grecia, ma anche da Cipro e dalle Isole Vergini. Meno frequentemente riceviamo prodotti a base di zucchero e miele dagli USA, e poi dalla Gran Bretagna. Si tratta ancora di Cipro e anche di Gibilterra.
Gli scaffali montenegrini sono stracolmi di prodotti, mentre le fattorie di bestiame lo sono col cibo scaduto del mercato estero. Quando al supermercato chiedete che vi diano trecento grammi di formaggio trapist (simile all'Emnenthal, ndt.) - domandate se vi possono mostrare l'etichetta con la data di scadenza? Sbagliate a non farlo. È noto che la maggior parte dei produttori europei volentieri "pulisce" i propri magazzini vendendo ai balcanici prodotti prossimi alla scadenza. In questo modo - spiegano gli interlocutori di Monitor - gli importatori ricevono la merce anche col 60 percento di sconto. La vendono naturalmente allo stesso prezzo della merce più fresca. Il profitto extra è garantito.
I rivenditori faranno di tutto per nascondere la frode. Non rinunciano nemmeno dall'ordinare ai negozianti di coprire la data di produzione con lo scotch. Questo metodo di corsa al profitto, lo ha confidato a Monitor una negoziante di Podgorica.
Quelli che hanno più esperienza nell'importazione della carne adottano una variante più sicura: stampano nuovi adesivi. E questi sono solo alcuni dei vari metodi, che col tempo diventano sempre più fantasiosi.
Ci sono stati anche dei processi in tribunale. Monitor ne aveva scritto quando la capo ispettrice veterinaria Mirijana Drašković denunciò penalmente i fratelli Bošković, proprietari della "Vesta nove", più tardi "Eurofunda", perché avevano cambiato la dichiarazione e la data di scadenza di prodotti di importazione a base di formaggio e carne secca. Si trattò solo di una piccola parte delle irregolarità con le quali si è confrontata l'ispezione veterinaria durante i controlli degli esercizi.
In Montenegro non esiste una legge sulla tutela dei consumatori. Olga Nikčević della ONG Centro per la difesa dei consumatori dice a Monitor che sta ancora lavorando alla normativa di legge che inserirebbe i diritti dei consumatori. "Non ci siamo occupati concretamente di cibo e della sua qualità", spiega la Nikčević e aggiunge che si trovano di fronte ad una lunga strada per la realizzazione degli elementari diritti dei consumatori e che i suoi singoli segmenti, come la qualità del cibo, sono ora solo in progetto.
L'aumento dell'importazione di alimenti, secondo un sano ragionamento, richiederebbe anche l'aumento del livello dei controlli. Ma in Montenegro è così?
Quando la merce arriva alla dogana montenegrina, gli ispettori di controllo (fitosanitario, veterinario, sanitario, ispezioni commerciali ed ecologiche), hanno il dovere di andare sul luogo nell'arco di 24 ore, di prendere i campioni e di consegnarli al laboratorio per le analisi.
La Legge sui controlli ispettivi, ossia le regole sul modo di prelevare i campioni, spiega molto precisamente quanti campioni devono essere controllati in relazione al quantitativo del carico arrivato. Ciò significa che non è uguale se si importa una scatola o cinque rimorchiatori di certa merce.
Il direttore del Centro per le ricerche eco-tossicologiche Ana Misurović afferma a Monitor che questa parte di procedure non viene rispettata. "A questo riguardo posso dire che quando vengono importate grandi quantità di grano, a noi per le analisi consegnano solo una bustina o al massimo due. Ciò non può garantire la qualità dell'intero contingente".
Per il Montenegro è estremamente importante, se vuole essere membro dell'Unione europea, avere un laboratorio accreditato per il controllo dei generi alimentari, degli articoli di uso comune, della carne bovina, ed anche una azienda che possa certificare i prodotti locali. Il Centro di cui sopra dovrebbe ricevere nel mese di maggio la licenza e il certificato ISO 9000 per tale compito.
Tra l'altro il Montenegro deve armonizzare le proprie leggi con le prescrizioni della UE, il che sarà un altro sbarramento per le ditte straniere e per i businessman locali, al fine di evitare che durante l'importazione dei viveri sul mercato montenegrino giunga qualsiasi cosa, come è già stato e come continua ad accadere. Accadrà, allora, meno di frequente che dall'importazione arrivi carne o altri prodotti che contengono cloramfenicolo, diverse materie tossiche o antibiotici.
Appena prima della visita di Monitor al Centro per le indagini eco-tossicologiche, i rappresentanti di un'azienda montenegrina si sono interessati al perché una grande quantità di pesce e derivati importata dall'Olanda dovesse essere restituita al produttore. Con un'analisi ripetuta più di dieci volte è stato dimostrato che esiste una notevole riduzione della qualità rispetto a quella dichiarata.
"Abbiamo appena fatto una super analisi dove abbiamo constatato concentrazioni molte alte di antibiotico nel formaggio. Si è trattato di una medicazione fatta ai bovini e dato che non possono vendere il latte, hanno pensato che gli antibiotici si sarebbero fusi nel formaggio", spiega Mišurović.
Il capo dell'Ispettorato del Ministero della salute, Danica Mašanović, afferma per Monitor, che in passato il lavoro sul controllo della idoneità sanitaria del cibo e dei beni di uso comune era una delle priorità. "Negli ultimi anni c'è stato un significativo aumento dei campioni di cibo testato, prevalentemente a causa dei controlli sulle merci importate. Il nostro obiettivo, avendo a disposizione un numero rappresentativo di campioni di cibo trattati, è di dare una risposta sicura alla domanda più frequente: quanto è sicuro il nostro cibo".
La realtà montenegrina si è confrontata anche con un paradosso: benché sia l'unica istituzione accreditata, dall'inizio dell'anno il Centro per le ricerche eco-tossicologiche ha ricevuto in tutto 161 campioni per il controllo sullo stato di salute e 206 campioni per accertare la qualità del cibo. "È decisamente poco. Tutto va all'istituto per la difesa della salute. Ma loro ci mandano solo una quindicina di campioni al giorno, per controllare il cibo dal vivo, arsenio, citossine, , antibiotici, perché non sono in grado di farlo. Loro pagano, mentre noi in questo modo abbiamo ingenti perdite. Faccio appello all'ispettorato e ai ministeri di rispettare ciò che è previsto dalla legge, e cioè che quel tipo di analisi vengano svolte dalle istituzioni preposte. Perché non è così, non spetta a me dirlo", dice la Mišurović.
È curioso che tutti i prodotti che dalla Serbia entrano in Montenegro, in linea con l'accordo tra i due paesi membri dell'unione, non sono sottoposti a controlli, e nessuno ne richiede i certificati. Secondo Ana Mišurović "è un assurdo. Il Montenegro dovrebbe introdurre dei meccanismi di difesa".
In effetti esistono motivi di preoccupazione, come testimoniano anche gli esperti serbi. La specialista di alimentazione dottoressa Ljiljana Trajković spiega che nei laboratori della Serbia si svolgono circa la metà dei controlli che si fanno nel mondo sviluppato. La dottoressa afferma che i generi più pericolosi sono quelle di produzione artigianale. Si riconoscono facilmente, dall'aspetto e dal costo. Il salame nella vetrina frigorifero a un prezzo cinque volte più basso degli altri. Oppure semplicemente dall'etichetta con solo pochi dati, per lo più pubblicità. Gli esperti serbi sostengono che addirittura dal 30 al 50% degli alimenti sul mercato non è in regola.
In Montenegro manca persino questa stima.
Restituito e distrutto
Attraverso le ispezioni sanitarie condotte in Montenegro nel 2003 sono passati 3.747 campioni di alimenti di importazione, e sono stati controllati oltre 187 milioni di chilogrammi di vari prodotti alimentari. Una parte, in quanto scaduti, modificati nella struttura, risultati non soddisfacenti ai controlli delle analisi, riportanti dichiarazioni non corrette, è stata restituita al mittente o distrutta.
Il capo dell'Ispettorato del Ministereo della salute Danica Mašanović ha detto a Monitor che sono stati restituiti 720 chilogrammi di alimenti per bambini HIPP, preparati a base di vegetali con aggiunta di carne bovina proveniente dalla Germania, 5.493 kg di carne fresca di maiale, fornita dall'Ungheria, e distrutta una tonnellata di carne di pollo proveniente dalla Grecia, nella quale sono stati trovati dei batteri dell'Escheria coli.
Nella lista si sono trovate anche alcune aziende mondiali controllate: così 28 tonnellate di caffè macinato "jakobs" è tornato indietro perché era scaduta la data per l'utilizzo del prodotto, proprio come i 66.679 litri di bevande gasate (fanta , coca-cola, sprite) della Birreria di Skopje.
Sono stati distrutti 289 chilogrammi di pesce congelato, di produzione spagnola, 159 chilogrammi di caramelle "europa" - della Macedonia, 3.960 kg di piselli in conserve da 400 e 800 grammi, importati dall'Italia, 20 kg di sciroppo di glucosio importato dall'Italia, e 20.958 kg di differenti tipi di formaggio provenienti dall'Olanda sono stati restituiti al produttore a causa di un'errata dichiarazione sul prodotto.
Sono stati restituiti anche 1.142 litri di succo di fragole di provenienza macedone, 18.900 litri di sciroppo di mirtilli, fragole, limoni e mandarini, di produzione della "Inospektar" - Macedonia, a causa degli additivi non dichiarati, poi salumi-parizer, circa 157 kg, in cui è stata riscontrata la presenza di proteine bovine, di provenienza austriaca.
Mangiamo gli scarti europei
Poco tempo fa i media serbi hanno riferito che "la lobby dell'importazione intende introdurre alcuni milioni di chilogrammi di carne non idonea vietata nell'UE".
"Negli ultimi due anni sul mercato locale ci sono sempre più carni e derivati che nell'Unione europea sono vietati per l'alimentazione umana, ma la lobby dell'importazione ha fatto richiesta di importare altri milioni di chilogrammi di questa carne", ha spiegato al quotidiano di Novi Sad, Dnevnik, il direttore dell'azienda agricola "Vizelj" Rajko Latinović. Il quale afferma che si tratta perlopiù di teste di maiale e interiora di cui i paesi della UE desiderano liberarsi e a basso costo vengono vendute agli importatori locali.
In Serbia, afferma Dnevnik, si vedono e offrono interiora e teste di maiale a prezzi molto bassi. Le teste di maiale sono la peggior base, con la quale si fa la peggior merce. I salami e i paté (pašteta), in cui i nostri importatori-produttori infilano questo scarto, sono mangiati prevalentemente dai bambini.
Ma non si sa quanti di questi "alcuni milioni" di chilogrammi di carne non idonea o di prodotti già pronti, come i salami e i paté, finiranno in Montenegro.
Sugli OGM nei Balcani vedi anche:
Scandalo OGM in Croazia
Ancora OGM in Albania
Albania: aiuti geneticamente modificati
Croazia: Organismi Geneticamente Modificati? No grazie
La Serbia e la soia transgenica