Una ricerca condotta dal Centro per la democrazia e i diritti umani (CEDEM), ha mostrato un calo di fiducia dell'elettorato montenegrino verso il governo e i partiti di opposizione. Una tendenza che dimostrerebbe una maggiore maturità.

03/02/2003 -  Anonymous User

I risultati dell'ultima indagine nell'opinione pubblica, condotta dal Srdja Darmanovic, sostanzialmente indicano la maturità dell'elettorato.

La fiducia nella capacità del Governo di attuare le riforme è scesa del 9,3% rispetto a dicembre. A ciò - secondo Darmanovic - hanno contribuito le lunghe e dure opposizioni del DPS e del SDP sulla formazione del Governo, ma è anche ovvia la scontentezza per il 'contenuto personale' del gabinetto di Djukanovic.

Tuttavia il sostegno generale alla coalizione 'Per un Montenegro europeo' non è diminuito perché la stessa ha vinto le elezioni parlamentari in modo netto e ha mostrato una certa resistenza alle fallite elezioni presidenziali. Darmanovic ha indicato che in Montenegro i votanti non decidono principalmente in base al fatto che il partito che votano attuerà le riforme, ma piuttosto considerano anche altre questioni, specialmente la questione relativa alla posizione dello stato. Ma il fatto che questa volta la fiducia nella capacità di eseguire le riforme del Governo sia diminuita indica che i votanti diventano coscienti della loro importanza, cioè diventano più maturi.

Darmanovic vede la ragione del calo del favore verso la coalizione 'Insieme per i cambiamenti' nella possibile conclusione dei votanti, i quali affermerebbero che quella coalizione è "un meccanismo non riuscito". "La coalizione per i cambiamenti ha perso diversi deputati e nonostante il riuscito boicottaggio delle presidenziali ha perso anche queste perché Vujanovic (candidato presidenziale per la coalizione di Djukanovic) ha vinto quasi tutti i voti. Dopo l'approvazione del Documento costituzionale questa coalizione ha perso anche la sua posizione privilegiata a Belgrado, ed è anche comprensibile il fatto che la Jugoslavia sia infine diventata l' Unione della Serbia e del Montenegro non sia stato considerato in modo positivo dagli elettori.

Le possibilità di una riuscita delle prossime elezioni presidenziali (fissate per il 9 febbraio prossimo) sono poche, ritiene Darmanovic, perché secondo la ricerca il 46,3% degli intervistati ha confermato che voterà. Questo rappresenterebbe un lieve aumento rispetto alle elezioni di dicembre. Allo stesso tempo il numero di coloro che hanno dichiarato che non voteranno sicuramente è diminuito del 5%. Nel caso in cui questo accada bisognerebbe cambiare la Legge elettorale ed abolire il quorum del 50%, ha concluso Darmanovic. ("Vijesti", 29 gennaio, www.cedem.cg.yu)

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