Un ex componente dei reparti speciali irrompe in un nuovissimo supermercato di Belgrado. Per far giustizia alla nonna alla quale era stata rifiutata una confezione di fragole. Un film di Dusan Milic sul passaggio alla democrazia della Serbia.
Estate tempo di film balcanici sugli schermi italiani. Forse perché bisogna terminare i listini o per insondabili ragioni i pochi film dell'area balcanica che arrivano in Italia vengono distribuiti a fine stagione quando è quasi certo che non richiamino più che qualche sparuto spettatore.
E' uscito in questi giorni il serbo "Jagoda: Fragole al supermarket" (traduzione bizzarra di "Jagoda u Supermarketu" dove Jagoda significa fragola ma è anche il nome della protagonista) di Dusan Milic, lo sceneggiatore di "Underground", e la settimana prossima arriva il bosniaco "Benvenuto mr. President" di Pjer Valica, Pardo d'argento al festival di Locarno 2003 e premiato in tutto il mondo.
"Jagoda" - protagonisti Branka Katic ("Gatto nero, gatto bianco", "Ten Minutes Older" di Bertolucci", "Pretty Villages, Pretty Flames" e "Wounds" di Srdjan Dragojevic) e Srdjan Todorovic, presentato con successo al Festival di Berlino 2003 e prodotto da Emir Kusturica che vi fa una rapida apparizione come attore - è una storia, con il consueto mix di follia, violenza e musica (di dr. Nele Karajlic e Dejan Sparavalo, collaboratori di Kusturica negli ultimi film e componenti della No Smoking Band), sul passaggio alla democrazia della Serbia.
Tutto si svolge dentro il nuovissimo supermercato aperto a Belgrado con uno stile molto americano. Vi lavorano come commesse le amiche Branka e Ljubica, entrambe alla ricerca del grande amore. Il giovane Marko fa irruzione armato nel negozio e prende un gruppo di ostaggi dichiarandosi ex componente dei reparti speciali e reduce da 10 anni di guerre, da Vukovar alla Kraijna alla Bosnia al Kosovo. Dice di voler giustizia per la nonna, cui la sera precedente era stata rifiutata una confezione di fragole. Branka, pur responsabile del fatto che ha scatenato il gesto, solidarizza con il "guerriero" e ne appoggia la causa, condividendo la sua ansia di giustizia e l'opposizione all'invadenza degli Ogm e dei prodotti stranieri. Parallelamente all'esterno si confrontano e scontrano i metodi di un ispettore democratico che vuole risolvere il caso con una trattativa e senza violenza e il capo delle teste di cuoio abituato ai metodi sbrigativi che propende per l'irruzione.
Al di fuori del grande negozio, che mette in prima fila marche straniere e nell'approccio della proprietaria (Mirjana Karanovic, una delle più importanti attrici serbe) introduce un marketing aggressivo all'americana, si raccoglie molta gente. Questa fa da coro accompagnando con musica, rumori, applausi, fischi e boati le diverse svolte narrative e tifando per l'amore un po' anomalo e ribelle che nasce tra le mura del supermercato. Il coro fa anche da memoria di un Paese e non riserva una bella accoglienza alle forze speciali che si sono macchiate negli anni di crimini di ogni tipo.
Il film, che presenta momenti energici e divertenti, ha anche cadute di ritmo, lungaggini (anche se dura solo 89 minuti), alcune situazioni poco costruite ma ha dalla sua l'humor nero e una certa umanità che emerge anche dal vecchio cecchino che non se la sente di colpire i due innamorati e finisce umiliato in pubblico. "Jagoda", penalizzato anche dal doppiaggio italiano, è però un ottimo modo per capire lo spirito della vita in Serbia, dove coesistono tensioni verso l'occidente e verso il passato che sfociano anche in episodi di violenza. In Serbia e Montenegro è stato nel 2003 uno dei film più visti, l'ottavo incasso di stagione con 74.000 spettatori e poco più di 9 milioni di dinari.
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