Dopo la promulgazione della nuova legge sui diritti delle minoranze in FRY, si sono verificati commenti e dichiarazioni contrastanti. In questo testo un quadro d'insieme sui cambiamenti e sulle critiche alla nuova legge.
Traduzione a cura di Luka Zanoni.
Secondo il censimento effettuato nel 1991, il 33,7 percento dei cittadini della FRY ha un background etnico. Ci sono 21 minoranze nazionali riconosciute ed esse rappresentato un terzo della popolazione totale della FRY. Le comunità di minoranze che abitano la FRY sono le seguenti:
Askhali (Egiziani), Albanesi, Bosgnacchi, Bulgari, Bunjevci, Cinciari, Cechi, Gorani, Croati, Ungheresi, Ebrei, Macedoni, Tedeschi, Rumeni, Rom, Rutaniani, Slovacchi, Sloveni, Turchi, Ucraini e Valacchi ("Danas", 21 giugno).
Durante l'ultimo decennio la situazione di questi gruppi di minoranze è andata peggiorando.
Le autorità hanno tranquillamente e spesso ignorato le proibizioni della Costituzione. Tuttavia quando le minoranze si misero ad avanzare i propri diritti furono accusate di lavorare contro gli interessi della maggioranza della popolazione (Ratomir Petkovic, AIM, 13 marzo 2002).
Anche la situazione della minoranza albanese è cambiata dopo gli attacchi della NATO nel 1999. Un tempo la più numerosa minoranza in Jugoslavia abitante prevalentemente la provincia del Kosovo e Metohija, è divenuta uno dei più piccoli gruppi di minoranza. La maggioranza della popolazione albanese attualmente vive in Kosovo, dove sono in vigore leggi speciali, differenti da quelle che vigono in FRY. La restante parte della minoranza albanese (la più piccola) vive attualmente nel Sud della Serbia. Per esempio, nella municipalità di Presevo il 97% della popolazione è di origine albanese.
Dopo i cambiamenti democratici del 5 ottobre 2000 i rappresentanti delle minoranze hanno atteso dei cambiamenti del loro status. Martedì 26 febbraio 2002 entrambe le camere del Parlamento jugoslavo federale hanno approvato una legge sulla protezione delle minoranze etniche. Tutti i partiti parlamentari hanno votato per questa legge, anche quelli di stampo nazionalista, appartenenti all'attuale opposizione, come il Partito socialista della Serbia (SPS), il Partito radicale (SRS), etc. Questo fatto è stato notato da alcuni rappresentanti delle minoranze, tra cui il vice presidente dell'Assemblea municipale di Presevo, Behljul Nasuti che ha espresso i propri dubbi sulla legge perché tutti gli "elementi nazionalisti" la hanno votata (Beta, 9 marzo 2002; "Danas", 11 marzo 2002).
Il ministro federale Rasim Ljajic ha commentato questa adozione della legge senza alcuna parere contrario dicendo che i motivi per cui i deputati hanno votato la legge non sono importanti. "Il fatto che sia stata adottata è importante", ha concluso Ljajic. Egli ha spiegato che alcuni deputati hanno voluto pulire il loro passato politico oppure altri hanno voluto mostrare come abbiano sempre avuto un'attitudine liberale verso le minoranze ("Danas" 21 giugno 2002).
Importanti cambiamenti la nuova legge li ha portati nella realizzazione di un Consiglio delle minoranze nazionali, un Fondo federale per le minoranze nazionali. Inoltre con la nuova legge anche i Rom hanno ottenuto lo status di minoranza nazionale, mentre in precedenza erano un gruppo etnico. In questo modo la FRY è divenuta l'ottavo paese al mondo ad aver riconosciuto il popolo Rom come nazione. Questa mossa è stata salutata dal membro del World Roma Parliament, Dragoljub Ackovic, il quale ha detto che con questa legge è stato fatto un grosso passo avanti per i Rom. "Essendo riconosciuti come minoranza nazionale godiamo di diritti collettivi", ha spiegato Ackovic, aggiungendo che comunque il fatto che questi diritti, ottenuti con la nuova legge, vengano implementati dipende tanto dallo stato quanto dalla gente Rom. Infine, Ackovic ha anche detto di essere sorpreso del fatto che nessuno gli abbia chiesto di partecipare al processo di creazione della legge, nonostante sia un esperto di diritto costituzionale ("Danas", marzo 2-3 2002).
Questa è stata la parte ambigua della nuova legge. Nel giugno 2001 il team del Ministero federale per le minoranze nazionali ed etniche ha terminato la prima bozza della legge sulla protezione dei diritti delle minoranze. Tuttavia, il 26 febbraio 2002, dopo alcuni emendamenti è stata votata la versione finale della legge che differiva dal primo disegno ("Danas", 13-14 aprile 2002).
Il dottor Jovan Komsic collaboratore dell'Istituto delle scienze sociali di Belgrado e consulente del ministro federale per le minoranze etniche e nazionali ha detto che i cambiamenti hanno riguardato:
1. esclusione dell'istituzione dell'obudsman,
2. la temporanea istituzione di un consiglio nazionale, finché la nuova legge non viene adottata
3. e infine il testo del disegno di legge è stato ridotto, tanto per assomigliare di più ad un atto di legge ("Danas", 13-14 aprile 2002).
Comunque ci sono state altre riflessioni sulle differenze tra il primo disegno di legge creato da un gruppo di esperti e la legge adottata. Per esempio, Bela Tonkovic, presidente dell'Unione democratica dei coarti in Vojvodina, nonostante abbia detto che la legge è buona, in un certo senso anche rivoluzionaria per i croati, perché per la prima volta vengono ufficialmente riconosciuti, ha fornito una differente impressione sui cambiamenti del testo di legge, rispetto a quella offerta da Komsic.
Tonkovic ha commentato questi cambiamenti dicendo che il primo disegno di legge è stato un consenso tra i rappresentati della maggioranza e della minoranza della popolazione che vive in FRY. Comunque, secondo le sue parole, la versione finale del testo presenta ciò che i grandi partiti politici della Serbia vogliono concedere alle minoranze. Come egli stesso ha spiegato, non è sorprendente che anche l'SPS (partito di Milosevic, ndt.) e i Radicali abbiano votato per questa legge. Tonkovic ha menzionato due omissioni nella versione della legge adottata:
a) un certo numero di questioni in vario modo non sono possibili da comprendere
b) ci sono una serie di cose indefinite che potrebbero portare dei problemi
Antal Bozoki, presidente dell'organizzazione non governativa "Argus" dedicata alla protezione dei diritti delle minoranze, ha avuto quasi lo stesso commento di Bela Tonkovic, dicendo che la legge sfortunatamente non è il risultato del dialogo fra l'autorità e i rappresentati delle minoranze, ma un accordo fatto tra i fattori politici, compresi i partiti di opposizione e della maggioranza. Bozoki ha inoltre criticato il fatto che la nuova legge non prevede alcune sanzione nel caso in cui ci siano delle violazioni della stessa ("Danas", 21 giugno 2002).
Con la nuova legge il già menzionato Fondo federale per le minoranze nazionali formerà le operazioni del budget finanziario e i progetti per incrementare la posizione e la promozione delle attività culturali delle minoranze nazionali.
Il Consiglio delle minoranze nazionali, che sarà formato dai rappresentati delle minoranze nazionali e che consisterà dai 15 ai 35 membri eletti per un periodo di quattro anni, ha suscitato vari commenti. Per esempio, l'eminente scrittore ungherese e intellettuale di Novi Sad, Laslo Vegel ha commentato dicendo che con questa legge le minoranze non avranno possibilità di eleggere direttamente i loro rappresentati in libere dirette e democratiche elezioni. Al posto di questo ha spiegato Vegel, il Consiglio delle minoranze nazionali sarà formato dagli elettori che, secondo Vegel potranno essere manipolati alla prima occasione ("Danas", 21 giugno 2002).
Un'altra parte della legge che ha causato polemiche, anche tra gli stessi rappresentati delle minoranze, è stata la questione del censimento e degli inerenti diritti delle minoranze nazionali. La questione si presenta in questi termini:
Al paragrafo 11 della legge è stabilito che la lingua di una certa minoranza nazionale sarà ufficialmente utilizzata se la percentuale complessiva della minoranza stessa è almeno del 15% in accordo con i dati dell'ultimo censimento. Comunque alla riga successiva la legge dice che se al momento dell'adozione della legge alcune lingue sono già state usate ufficialmente, allora rimarranno tali.
Alcuni rappresentanti delle minoranze hanno commentato questo come inappropriato, perché con questa legge si favoriscono solo certe minoranze. Tomislav Zigomanov per esempio ha commentato alcune parti della legge, dicendo che certi diritti delle minoranze riconosciuti prima non verranno aboliti, e ciò discrimina alcune cosiddette nuove minoranze, come i Croati, Bosniacchi o Macedoni, che non hanno già approvati quei diritti.
Tuttavia Kalman Kuntic dell'Unione nazionale croata ha spiegato che teme che i Croati non siano in grado di usare la propria lingua ufficialmente nei governi locali perché avrebbero bisogno del 15%, mentre allo stesso tempo alcune delle "vecchie" minoranze, anche meno cospicue di numero lo avranno di diritto acquisito da prima ("Danas", 21 gigno 2002).
Commenti delle autorità sulla nuova legge
Spiegando la legge, il Ministro jugoslavo per le minoranze etniche e nazionali, Rasim Ljajic ha detto che, con l'adozione di questa legge, la Jugoslavia diverrà uno dei paesi che stabilirà gli standard per la protezione dei diritti umani e delle minoranze nell'intera regione.
Ha detto che la legge "è un passo avanti" verso gli standard internazionali in vigore e che preparerà il terreno per una rapida integrazione delle minoranze nel sistema politico-sociale del paese ("Danas", 26 febbraio 2002).
Il dottor Jovan Komsic collaboratore dell'Istituto delle scienze sociali di Belgrado e consulente del ministro federale per le minoranze etiche e nazionali ha commentato la legge dicendo che essa porta un'approvazione politica della multiculturalità attraverso la società e lo stato. Komsic ha inoltre affermato che si tratta di un tentativo di aggiustamento delle istituzioni politiche verso una società eterogenea composta da vari tipi etnici, religiosi e regionali ("Danas", 13-14 aprile 2002).
Oltre a queste reazioni positive del Ministro federale per le minoranze etniche e nazionali, Rasim Ljajic e del suo consulente, Jovan Komsic, anche il capo della missione OSCE Stefano Sannino ha detto che questa legge è una tra le leggi di questo tipo più liberali che ci siano in Europa.
Anche Tamash Korhec, Segretario provinciale per i diritti delle minoranze ha dichiarato che attualmente la nuova legge è una delle più moderne in Europa.
Percezioni differenti della nuova legge
Ci sono state comunque altre reazioni. Fra le varie opposizioni alla legge c'è stato per esempio quella del presidente della coalizione Movimento nazionale del Sangiaccato (NPS), Dzemail Suljevic che ha detto di trovare questa legge sulla protezione dei diritti delle minoranze un atto discriminatorio, affermando che tutti i Bosgnacchi che approvano questa legge stanno tradendo i loro interessi nazionali."Nessuno ha il diritto di creare una minoranza nazionale da una nazione", ha detto Suljevic.
Inoltre anche il membro del Consiglio per le minoranze nazionali in Montenegro, Sefer Medjedovic ha commentato dicendo che la nuova legge non verrà implementata in Montenegro. "Il Montenegro non riconosce il governo della FRY, quindi nemmeno la legge che teorizza e non risolve i problemi cruciali della protezione dei diritti delle minoranze verrà implementata", ha concluso Medjedovic.
Commenti dei rappresentanti di alcune minoranze etniche
La maggior parte dei rappresentati delle minoranze ha salutato con favore la nuova legge sulle minoranze etniche.
1. Bosgnacchi
Tra i rappresentati bosgnacchi, il dottor Sulejman Ugljanin è stato l'unico ad aver criticato la legge "Danas", 2-3 marzo 2002).
Gli altri rappresentati hanno accolto con favore la legge, sperando che le cose migliorino, in special modo nell'educazione che è completamente sbagliata. Fevzija Muric, presidente del Partito per il Sangiaccato, ha spiegato che i libri di testo contengono ancora delle attitudini negative nei confronti della minoranza bosgnacca ("Danas", 21 giugno 2002).
2. Croati
Lo scrittore croato di Subotica, Milan Mikovic ha detto che la legge riconosce i Croati di usare la loro lingua, a scuola, nei media, ecc. Tuttavia si è chiesto se i Croati saranno pronti ad usufruire questa opportunità. Mikovic ha spiegato che la situazione è difficile perché le guerre sono ancora ben presenti alle menti umane quindi teme che se i Croati decidessero, per esempio, di mettere i propri figli in classi per soli Croati, potrebbero in seguito venire isolati.
3. Tedeschi
Il presidente della società tedesca "Donau", Andreas Birgermajer ha commentato la nuova legge dicendo che "se l'Europa invocasse questa legge, non sarebbe facile per noi vivere in quell'Europa". Ha spiegato, poi, la sua posizione dicendo che la nuova legge non porta nulla di concreto.
Il vice presidente dell'Unione nazionale tedesca, Laslo Gence Mandler ha espresso la sua soddisfazione per questa legge dicendo che è una buona cosa per i tedeschi avere il diritto di usare la propria lingua e la propria cultura. Ha poi aggiunto che la legge contiene qualche omissione, ma in questo momento rende i Tedeschi uguali ai rappresentati delle altre nazioni.
4. Ungheresi
Jozha Laslo, vice presidente dell'Unione degli Ungheresi della Vojvodina ha detto che questa legge rappresenta un gran successo per la comunità nazionale ungherese abitante in Vojvodina ("Danas", 28 febbraio 2002).
Il presidente dell'Unione degli Ungheresi della Vojvodina e sindaco di Subotica, Istvan Ispanovic, ha detto che la legge è un insieme di vari compromessi. Comunque ha aggiunto che essa rappresenta un piccolo miglioramento riguardo la posizione della minoranza.
5. Ebrei
Il presidente della Comunità ebraica di Subotica, Mira Poljakovic considera la legge un grande passo verso l'implementazione dei diritti delle minoranze, perché finora non c'era alcune legge che li regolasse. La Poljakovic ha concluso affermando che la legge non è quella ideale, ma è comunque corretta.
La situazione attuale
Il ministro federale per le minoranze etniche, Rasim Ljajic ha affermato che la distanza etnica verso i gruppi di minoranza in FRY era piuttosto alta nel 2000, aggiungendo che un rapido declino è stato notato dopo il 5 ottobre (dell'anno 2000, giorno della caduta del regime di Milosevic, ndt.). Sfortunatamente Ljajic ha detto che c'è stato un ulteriore incremento a causa della radicalizzazione del pubblico col il processo Milosevic ("Danas", 21 giugno 2002).
Il tempo mostrerà se la nuova legge migliorerà la situazione. Ci sono alcuni esperti, come il presidente del Comitato degli avvocati jugoslavi per i diritti umani (YUCOM), Biljana Kovacevic Vuco e il presidente del Forum per le relazioni etniche, Dusan Janjic, i quali sostengono che per la reale protezione dei diritti delle minoranze sia indispensabile implementare i regolamenti delle leggi serbe. Pertanto - spiegano - la legge federale non è sufficiente per una reale protezione (Beta, 17 aprile 2002).
In conclusione Laslo Vegel, scrittore ungherese e intellettuale di Novi Sad
Vegel sostiene che l'adozione della legge sia il semplice risultato della pressioni esercitate dall'OSCE e non di certo perché qui la gente abbia compreso la sua importanza.
Oltre ad affermare che attualmente in Serbia si vive un'era di nazionalismo moderato, la riflessione più interessante concerne lo status reale delle minoranze in Serbia, nella vita di tutti i giorni.A tal proposito ha portato alcuni esempi dicendo che a Novi Sad sono stati organizzati dei progetti multiculturali, come la rassegna gastronomica multiculturale nella piazza centrale di Novi Sad, ma secondo quando afferma Vegel, ci si sta dimenticando di cambiare i cartelli con i nomi delle vie di modo che oltre al serbo si mettano anche le altre lingue ("Danas", 21 giugno 2002).
Comunque sia, ora all'inizio di settembre 2002, mezzo anno dopo l'adozione della legge, la situazione riguardo le comunità minoritarie che vivono in FRY rimane poco chiara. Si deve ancora aspettare la Carta costituzionale della nuova unione di Serbia e Montenegro, contenente una parte che regola i diritti delle minoranze nel nuovo stato. Solo allora una completa implementazione della Legge federale sui diritti delle minoranze etniche sarà possibile.
Vedi anche:
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Censimento in Serbia: risultati preliminari
Le minoranze nelle nuove formazioni costituzionali e legislative del Montenegro e della Serbia