Nel luglio di quest'anno, la Commissione monetaria della Banca nazionale croata ha proposto la figura di Nikola Tesla come motivo sulle monete in euro. Un episodio che ha sollevato non poche polemiche e un botta e risposta tra Croazia e Serbia
Raramente scrivo di argomenti prettamente politici. E quando lo faccio, mi focalizzo esclusivamente sui “miei“. Avevo tradito questa regola, autoimposta, una ventina di anni fa, parlando dei cosiddetti “cancellati“ in Slovenia e, più di recente, reagendo pubblicamente al trattamento riservato ai migranti in Croazia e Slovenia. Non ero riuscito a trattenermi, nel caso dei “cancellati“ a causa del più sofisticato tentativo mai visto di pulizia etnica (attraverso l’eliminazione dei dati anagrafici) e, nel caso dei migranti, a causa della decadenza dei valori fondamentali europei.
A spingermi a trasgredire a quella regola per la terza volta (spero anche l’ultima) è stata la notizia che sulle future monete euro croate verrà raffigurato il volto di Nikola Tesla.
Tesla, un appropriato simbolo della Croazia?
Riporto qui di seguito quanto si legge sul sito ufficiale del governo della Repubblica di Croazia.
“Nel corso di una seduta tenutasi oggi [21 luglio 2021], la Commissione per la circolazione monetaria della Banca centrale croata ha formulato la proposta definitiva dei motivi da riprodurre sulle future monete euro croate che poi verrà esaminata dal Comitato nazionale per l’introduzione dell’euro come moneta ufficiale della Repubblica di Croazia, e la decisione finale spetterà al governo. Tra i motivi proposti ci sono la šahovnica [lo stemma della Croazia raffigurante una scacchiera bianco-rossa], la mappa geografica della Croazia, la martora, l’alfabeto glagolitico e Nikola Tesla. La šahovnica fungerà da sfondo di tutte le monete e altri simboli verranno riprodotti nel modo seguente: sulla moneta da due euro verrà raffigurata la mappa della Croazia, su quella da un euro verrà rappresentata la martora, sulle monete da 50, 20 e 10 centesimi ci sarà Nikola Tesla, e sulle monete da 1,2 e 5 centesimi ci sarà l’alfabeto glagolitico. Il principale criterio di scelta adottato dai membri della Commissione per la selezione e della Commissione monetaria era quello di appropriatezza dei motivi per un pubblico più vasto possibile, a prescindere da regione di provenienza, età, convinzioni personali e opinioni politiche, e la loro capacità di fungere efficacemente da simboli nazionali, in modo che un vasto pubblico possa identificarsi con essi. È fondamentale che i motivi [scelti] rappresentino la Croazia, sia che si tratti di simboli già ampiamente accettati, grandi personalità, monumenti culturali o naturali, scoperte scientifiche o eventi storici. Inoltre, è importante che i motivi siano riconoscibili, a livello internazionale, come propriamente croati, e che sia possibile riprodurli sulle monete di piccole dimensioni, ma anche che non siano protetti dal diritto d’autore. Infine, vi è il criterio di conversione, ossia la capacità del motivo di facilitare il passaggio verso la nuova valuta visivamente, ma anche emotivamente, fungendo da legame tra la tradizione e l’euro”.
Nella scelta dei simboli, la Commissione monetaria ha tenuto conto anche delle opinioni dei cittadini croati che hanno partecipato ad un sondaggio online, esprimendo il proprio giudizio sui motivi proposti. Tra questi, la šahovnica ha ottenuto il punteggio medio più alto, a seguire la mappa della Croazia, l’alfabeto glagolitico, la martora e Dubrovnik. I partecipanti al sondaggio hanno potuto anche proporre simboli da riprodurre sulle monete euro. A primeggiare tra i simboli suggeriti è stato il volto di Nikola Tesla, proposto da 2599 cittadini (su un totale di 11000, quindi oltre il 20%).
Tesla, una figura contesa
La prima a reagire è stata la Banca centrale della Serbia, affermando che “nel corso della sua vita Tesla ha più volte dichiarato di essere serbo di origine e di nascita”.
“Tesla è stato scelto per essere raffigurato sulla faccia nazionale delle monete euro croate su richiesta di molti cittadini e la Serbia non ha il diritto di obiettare perché, secondo le regole europee, lo possono fare solo gli stati membri dell’UE che hanno già adottato l’euro”. Così i rappresentati della Banca centrale della Croazia hanno commentato la reazione dei loro colleghi serbi alla decisione di includere il volto di Nikola Tesla tra i simboli da riprodurre sulle future monete euro croate.
La Banca centrale della Croazia ha emesso anche un comunicato stampa in cui si legge, tra l’altro, che “oltre ai monumenti dedicati a Tesla a Gospić, Smiljan e Zagabria, anche il Museo tecnico nella capitale croata porta il suo nome”.
“Nel suo rapporto con Tesla, la Croazia ha vissuto una crisi di identità, un amore assai velato. Forse non è giusto che la Croazia cerchi di appropriarsi di Tesla, né tanto meno è giusto che lo faccia la Serbia. Tesla è patrimonio culturale, intellettuale e scientifico dell’umanità”, ha dichiarato il presidente croato Zoran Milanović, per poi aggiungere che Tesla c’entra con la Serbia tanto quanto Bruce Lee (una “battuta” neanche troppo offensiva se paragonata ad alcune sue affermazioni esplicitamente anti-serbe, indegne di un presidente di uno stato membro dell’UE. Attaccando verbalmente Milorad Pupovac, leader dei serbi di Croazia, Milanović lo ha definito “sporco”, “nero”, ”ladro”, “commerciante della čaršija”.)
Il ministro dell’Interno serbo Aleksandar Vulin ha replicato alla battuta su Bruce Lee, affermando: “Lasciate Tesla a noi, voi potete prendere Bruce Lee, se Hong Kong è d’accordo”.
La decisione di riprodurre il volto di Tesla sulle monete euro croate è stata accolta positivamente anche da Velibor Mačkić, giovane consigliere economico del presidente Milanović (credo che Mačkić percepisca Tesla innanzitutto come un brand), e dal ministro degli Esteri croato Gordan Grlić Radman, il quale ha dichiarato che “Nikola Tesla è stato uno scienziato croato e statunitense, nato a Smiljan, e ha studiato in Croazia”.
Offensiva Tesla ed Elon Musk
Negli ultimi tre decenni, Tesla è riuscito a far avvicinare la Serbia e la Croazia – sul piano culturale e scientifico, ma anche quello politico [1] – solo una volta, nel 2006 [quell’anno ricorreva il 150° anniversario della nascita dello scienziato]. Era un periodo che lasciava presagire un miglioramento delle relazioni tra Serbia e Croazia e la volontà di risolvere le questioni bilateri accumulatesi nel tempo con un approccio positivo, una volontà che si è poi concretizzata in una collaborazione molto fruttuosa tra l’ex presidente serbo Boris Tadić e il suo omologo croato, Ivo Josipović. Ma questa è ormai una storia lontana.
A dire il vero, nella Dichiarazione di Subotica, firmata nel 2016 dall’allora presidente croata Kolinda Grabar Kitarović e il premier serbo Aleksandar Vučić, sono stati elencati tutti i principali problemi che ostacolano il miglioramento delle relazioni tra i due paesi, problemi che a tutt’oggi restano ancora irrisolti. Viene da chiedersi a chi (non solo nella regione post-jugoslava, ma anche al di fuori di essa) convengano tali rapporti instabili, e non di rado esplicitamente ostili. Ma al di là della cosiddetta “politica pura”, le relazioni economiche tra Serbia e Croazia sembrano essere solide. Non mancano nemmeno le relazioni culturali. Sembra che non ci siano mai state così tante voci ragionevoli da entrambe le parti come negli ultimi anni (voci isolate, ma tutt’altro che insignificanti).
Quindi, sia a Zagabria che a Belgrado la politica, in un certo senso, resta un circo dove davanti al pubblico ci si appresta a mettere un coniglio in un cilindro per poi tirarne fuori, a seconda delle esigenze del momento, Oluja, Jasenovac, minoranze nazionali, Jugoslavia (quella “illusione serba, pagata cara”, “una prigione per il popolo croato”), Stepinac, cetnici, Tito, ustascia, etc.
Oggettivamente, la cosiddetta parte croata ormai da tempo ha intrapreso una vera e propria “offensiva Tesla”, da intendersi innanzitutto come un’offensiva propagandistica portata avanti a livello internazionale. Basti ricordare, ad esempio, quella gigantesca statua di Tesla, “scienziato croato”, che recentemente ha “girato” molte città europee. Il governo serbo ha protestato contro tale uso dell’epiteto “croato” anche in occasione dei preparativi per l’Expo 2020 che si sarebbe dovuto svolgere a Dubai, informandone anche le istituzioni dell’UE. Quindi, la cosiddetta parte serba è costantemente sulla “difensiva”. Nei commenti dei lettori di diversi portali croati spesso si può leggere che la madre di Nikola Tesla, Georgina, proveniva da una famiglia croata e cattolica. Un’affermazione falsa, che però cattura l’attenzione, come qualsiasi altra fake news in quei territori dove – come una volta disse Krleža – “nessuno legge niente”. Se Krleža dovesse resuscitare, sicuramente lo ripeterebbe e – suppongo – aggiungerebbe: “Ma evidentemente siete tutti più intelligenti, un’intelligenza assorbita interamente su Internet!”.
Sembra che anche quel sondaggio online sui simboli da riprodurre sulle facce nazionali delle future monete euro croate sia parte integrante di quella offensiva. (Non so se tra quelle undicimila persone almeno una abbia proposto Miroslav Krleža, scrittore di cui andrebbero fieri anche i paesi che vantano una storia letteraria più importante di quella croata. Ma Krleža, anticlericale e sistematicamente marginalizzato in Croazia, non piace nemmeno in altri paesi della regione, dal Vardar al Triglav.) E quei 2599 cittadini che hanno proposto Tesla? Qualcuno si è chiesto se lo abbiano fatto di propria volontà o seguendo un copione politico ben preciso?
Oltre alla proposta di includere Nikola Tesla tra i simboli da raffigurare sulle monete euro croate, all’acuirsi della polemica sulla figura di Tesla ha contribuito anche Elon Musk, fondatore e amministratore delegato dell’azienda Tesla Inc. All’inizio di luglio, per ragioni solo a lui note, Musk ha postato un tweet affermando: “Nikola Tesla was born in Croatia (to Serbian parents)!”[Nikola Tesla era nato in Croazia (da genitori serbi)!], mettendo così la ciliegina sulla torta delle polemiche su Tesla. In realtà, Musk non ha fatto altro che ripetere quanto si può leggere in tutte le enciclopedie, nonché su Wikipedia (esclusa la Wikipedia croata, secondo cui Tesla è “croato per luogo di nascita”). Il risultato? 12.700 visualizzazioni, ovviamente pro e contro.
L’appropriazione della figura di Tesla da parte della Croazia
Non posso prevedere cosa accadrà quando la Croazia presenterà ufficialmente alla Banca centrale europea la proposta di includere il volto di Nikola Tesla tra le immagini da riprodurre sulle monete euro croate. La Banca europea e i burocrati di Bruxelles rimarranno fedeli a quella regola, invocata anche dalla Banca centrale della Croazia, secondo cui solo gli stati membri dell’UE possono sollevare obiezioni sulle proposte dei simboli per la faccia nazionale delle monete euro? (Non so come avrebbe reagito l’Argentina se la Spagna avesse deciso di includere Borges tra i simboli da riprodurre sulle sue monete euro, senza nemmeno consultarsi con le autorità argentine.) Se la proposta della Croazia venisse accolta positivamente da Francoforte e Bruxelles, questo caso potrebbe costituire un pericoloso precedente? Negli ultimi trent’anni di polemiche simili ce ne sono state tante, per la maggior parte sono rimaste irrisolte, alcune però hanno avuto un epilogo giudiziario. Si pensi ai cavalli lipizzani, alla vicenda del Tokaj, al caso Parmesan… Ci sarà anche una sentenza su Tesla, “cavallo di razza della scienza,” sulle monete euro croate?
Dalla dissoluzione della Jugoslavia i politici e varie istituzioni culturali ed educative croate hanno lavorato con tenacia per riscrivere la storia della federazione jugoslava. Nonostante le critiche contro questo revisionismo, avanzate da singoli individui e da alcune organizzazioni antifasciste, ogni cosa in qualche modo legata alla Serbia, alla Jugoslavia e al comunismo ha assunto una forte connotazione negativa. In tale contesto, Tesla ormai da qualche tempo rappresenta un’eccezione. Quando lo si studia a scuola, non viene taciuto il fatto che suo padre era un prete ortodosso (raramente però vengono menzionate le sue origini serbe, e durante gli eventi organizzati all’estero non se ne parla affatto.) Nessuno spiega ai ragazzi che visitano Smiljan, villaggio natale di Tesla, dove si trova anche un centro memoriale a lui dedicato, che oggi in quel paesino, dopo l'operazione Oluja, vivono solo due serbi e che dei 512 serbi che vi furono uccisi ottant’anni fa, nel giorno in cui la Chiesa ortodossa celebra Sant’Elia, 112 portavano il cognome Tesla.
Se Tesla dovesse resuscitare a Smiljan, quante domande porrebbe ai fautori del revisionismo storico in Croazia? Forse chiederebbe loro come mai dopo il 1991 dalle biblioteche croate sono scomparsi 14 milioni di libri scritti in cirillico? E cosa direbbe al presidente croato Zoran Milanović, al ministro degli Esteri Radman e al governatore della Banca centrale croata Vujčić? Si limiterebbe ad affermare che è nato a Smiljan, nell’allora impero austro-ungarico? “Avete riempito Gospić di monumenti a me dedicati, e poi avete intitolato una via ad Ante Starčević, il principale ideologo dell’odio contro i serbi!” Direbbe anche questo? Forse aggiungerebbe – sempre rivolgendosi a Milanović, Radman e Vujčić – che, essendo politici, dovrebbero sapere cos’è una tavola rotonda a cui, ogni volta che risulta necessario, devono essere invitati anche gli avversari? (Credo che Tesla ringrazierebbe l’attore Rade Šerbedžija per aver contribuito alla ricostruzione delle tombe dei suoi genitori.) E cosa direbbe ai burocrati di Bruxelles? Eh, chi lo sa… Queste domande riattualizzano molte questioni citate non solo nella summenzionata Dichiarazione di Subotica, ma anche in diverse opere letterarie, questioni che non sono mai state effettivamente affrontate dai due paesi.
In realtà, le affermazioni con cui si insiste sulla “patria croata” di Tesla sono di scarsa importanza. Il 25 maggio 1936 il noto politico croato Vladko Maček inviò a Tesla un telegramma di auguri per il suo ottantesimo compleanno affermando: “A nome del popolo croato, porgo i miei auguri al grande figlio del popolo serbo, e della patria croata, a lei che guida l’umanità nella battaglia con la natura”. Tesla gli rispose gentilmente: “Sono fiero in egual misura della mia origine serba e della mia patria croata, viva tutti gli jugoslavi”. Nel periodo in cui il nazionalismo croato si concretizzò nelle sue espressioni più radicali, in pochi andavano fieri di Tesla. In quello stesso periodo, la Croazia rinnegò Ivo Andrić, perdendolo per sempre.
Tesla, uno scienziato statunitense di origine e cultura serba
Ogni accostamento alla biografia di Tesla che pretende di essere oggettivo deve tenere conto del fatto che il celebre inventore – che aveva realizzato tutte le sue scoperte scientifiche negli Stati Uniti (ottenne la cittadinanza statunitense nel 1891) – , oltre ad essere di origine serba, era serbo anche per la sua sensibilità culturale. Tesla traduceva poesie di Jovan Jovanović Zmaj, intrattenne un’intensa corrispondenza con i poeti Laza Kostić e Jovan Dučić, fu un grande ammiratore della letteratura e la poesia popolare serba, gli interessava scoprire le origini della sua famiglia (le radici della famiglia Tesla risalgono alla tribù erzegovese di Komnenović).
Nella Lettera ai miei fratelli (aprile 1942), Tesla, indignato di fronte ai crimini compiuti dai nazisti e dai loro alleati, scrive: “Come il più vecchio serbo, jugoslavo, americano del nostro sangue negli Stati Uniti, vi invio questa lettera pregandovi di accogliere l’invito del presidente Roosevelt. Nella stessa lettera vi è anche una frase che conferma la sua fiducia nell’idea dello jugoslavismo: “I serbi, i croati e gli sloveni sono legati da un destino comune nella Vecchia Patria, a prescindere da quello che farà il nemico“.
Dopo la Seconda guerra mondiale l’urna contenente le ceneri di Nikola Tesla fu trasportata a Belgrado ed esposta nel museo a lui dedicato.
Tesla morì a New York in povertà, sopraffatto dai debiti e – molti sostengono – dimenticato da tutti, nonostante centinaia di invenzioni che si rivelarono di fondamentale importanza per il progresso che caratterizza la nostra epoca. Eppure, ai suoi funerali a New York parteciparono circa duemila persone. Al corteo funebre che sfilò lungo Madison Avenue presero parte molte persone pubbliche, vincitori del premio Nobel, capi di stato, ma anche semplici cittadini.
“È morto Nikola Tesla. È morto povero, eppure era une delle persone più utili che siano mai vissute. Ha creato qualcosa di grande che, con il passare del tempo, diventerà ancora più grande“, dichiarò l’allora sindaco di New York Fiorello La Guardia, ispirato da un testo di un amico di Tesla, lo scrittore sloveno Louis Adamič, anch’egli emigrato negli Stati Uniti. La commemorazione fu trasmessa in diretta da Radio New York e tutti i principali quotidiani parlavano della “morte del genio“. La bara, coperta dalla bandiera jugoslava e da quella americana, fu accompagnata – rispettando il desiderio di Tesla – dalle note dell’Ave Maria di Schubert e della celebre canzone serba “Tamo daleko“, eseguite da un altro amico di Tesla, Zlatko Baloković, violinista di fama mondiale, accompagnato dal coro “Slovan”. Ci sono registrazioni video e sonore dell’intera cerimonia.
La Jugoslavia intanto non c’è più, quella Jugoslavia che, in miniatura, era presente a New York quel lontano giorno di gennaio del 1943.
Tesla in Serbia
In Serbia Tesla gode della reputazione che merita e che non è mai stata messa in discussione. Ci sono molte scuole, strade, piazze che portano il suo nome. Tuttavia, se da un lato a scuola si studiano le sue scoperte scientifiche, dall’altro la dimensione morale della sua personalità e delle sue riflessioni sulla società e sull’uomo – elaborate principalmente nel saggio My Inventions [Le mie invenzioni ] – suscita molta meno attenzione o viene completamente tralasciata. Quindi se Nikola dovesse resuscitare, girando poi in lungo e in largo la Serbia, se la passerebbero male anche quelli che lo elogiano, quindi anche l’Accademia delle scienze, tutti quei ruderi invecchiati della propria fama e gloria. Tesla, che sì era serbo, ma mai un nazionalista di professione, sicuramente non direbbe esplicitamente che era un uomo modesto, interamente dedito alla scienza, senza mai trarne alcun vantaggio personale, ma forse tuonerebbe: “Fratelli miei, avete smarrito la giustizia sociale, la vera cultura? Siete figli dei reality show e del turbofolk o della scienza, della letteratura e della cultura? È merito mio se oggi anche voi avete accesso all’elettricità, se c’è luce nelle vostre case. Perché sopportate quelli che stanno spegnendo la luce del futuro dei vostri figli? Perché i giovani scienziati se ne vanno dalla Serbia? Dov’è la vostra intelligenza e dov’è il vostro cuore?”.
Scrivo tutto questo sapendo che i morti tacciono, ossia che parlano solo attraverso le loro opere. Noi, vivi, non possiamo fare altro che tirare a indovinare.
Concludo con una nota, spero provocatoria. Tra le sue amicizie americane Tesla vantava anche quella con Mark Twain. Nel 1910, sei anni dopo la morte del noto scrittore, fu pubblicato il suo ultimo libro intitolato The Mysterious Stranger [Lo straniero misterioso ] che parla di un Angelo che, scendendo dal cielo, si ferma in un villaggio austriaco e inizia ad insegnare ad un gruppo di ragazzi i segreti del mondo.
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[1] Su questo e altri argomenti riguardanti le polemiche tra Belgrado e Zagabria sulla figura di Tesla raccomando un bel saggio Persida Lazarević Di Giacomo (Nell’anno di Nikola Tesla, pubblicato sulla rivista Studi Slavistici (p. 245-251), Firenze 2006); nonché un articolo oggettivo e istruttivo di Mila Đurđević i Una Čilić intitolato Svi hoće Teslu [Tutti vogliono Tesla], in cui, oltre alla risposta di Tesla al telegramma ricevuto da Vladko Maček, è stata inclusa anche la copia di quella lettera scritta da Tesla nel 1942 e alcuni documenti importanti che parlano delle sue origini serbe, il suo jugoslavismo e la sua fiducia in una futura fratellanza dei popoli jugoslavi.