Hrtkovci (wikimedia)

Hrtkovci (wikimedia )

Vojislav Šešelj, leader del Partito radicale serbo, ha lanciato l'ennesima provocazione: recarsi sul luogo dei crimini che ha commesso 26 anni fa e per i quali è stato condannato all'Aja

09/05/2018 -  Dragan Janjić Belgrado

Il tentativo del leader del Partito radicale serbo (SRS) Vojislav Šešelj di organizzare un comizio politico nel villaggio di Hrtkovci nello stesso giorno, il 6 maggio, in cui 26 anni fa pronunciò un discorso che diede inizio alla persecuzione della popolazione croata del villaggio, è andato a vuoto. Le autorità hanno vietato il comizio annunciato dall’SRS, ma ciò non è bastato a far desistere Šešelj e i suoi sostenitori dall’intenzione di recarsi a Hrtkovci. Dopo quasi 24 ore di presidio dell’intera zona da parte della polizia, “la marcia” è stata fermata a 5 km da Hrtkovci, nel villaggio di Jarak, dove un cordone di polizia ha impedito al gruppo guidato da Šešelj di proseguire.

Durante un comizio dell’SRS tenutosi a Hrtkovci il 6 maggio 1992, Šešelj lesse i nomi dei 17 croati residenti del villaggio, intimandoli di andarsene subito dal paese. La Corte d’appello del Tribunale dell’Aja lo ha recentemente condannato a 10 anni di detenzione proprio per crimini commessi contro la popolazione croata di Hrtkovci, quali incitamento alla persecuzione, deportazione e trasferimento forzato.

Il fatto che Šešelj abbia voluto organizzare una manifestazione a Hrtkovci nello stesso giorno del controverso comizio del 1992, induce, di per sé, a concludere che il suo scopo principale era quello di screditare il Tribunale dell’Aja, di cui la Serbia formalmente riconosce l’autorità. L’annunciato comizio dell’SRS a Hrtkovci è stato per diversi giorni uno dei temi più discussi nel paese. I giornalisti hanno cominciato ad arrivare nel villaggio già sabato 5 maggio, e lo stesso giorno la polizia ha organizzato diversi posti di blocco nella zona. L’intervento della polizia ha destato forte preoccupazione nella popolazione locale ed è stato definito dall'opposizione come una misura incostituzionale di limitazione della libertà di movimento su un territorio esteso: alcuni hanno infatti commentato che invece di mettere l’intera area circostante al villaggio sotto un vero e proprio assedio, sarebbe bastato vietare agli organizzatori del comizio di allontanarsi dal luogo in cui risiedono.

Grazie alla massiccia presenza della polizia non ci sono stati incidenti, tranne un’aggressione ai danni di un funzionario del Partito liberal democratico (LDP), che si è apertamente schierato contro gli ultranazionalisti.

Valori

Nonostante le autorità siano riuscite a impedire lo svolgimento del comizio dell’SRS, non si può parlare di un successo nella lotta contro l’estremismo politico, in difesa della democrazia. E questo perché il governo non ha mai condannato pubblicamente i crimini per i quali Šešelj è stato riconosciuto colpevole dal Tribunale dell’Aja. I funzionari del governo e i media ad esso vicini hanno evitato di associare il divieto del comizio dell’SRS alla recente sentenza di condanna di Šešelj emessa dal Tribunale dell’Aja. Quindi tutto si è ridotto al divieto formale del comizio – completamente ignorato da Šešelj – , al massiccio impiego di forze di polizia e al blocco dell’intera zona.

Il tentativo della leadership al potere di evitare ogni dibattito pubblico sull’aspetto fondamentale, quello valoriale, dell’azione intrapresa da Šešelj, è motivato dal timore di perdere il sostegno degli elettori di orientamento nazionalista che nel Tribunale dell’Aja vedono un tribunale antiserbo e considerano Šešelj un coraggioso politico che si è opposto a quel tribunale. Vučić è ben consapevole che Šešelj cercherà di sfruttare ogni occasione per riconquistare il nocciolo duro dell’elettorato di orientamento ultranazionalista, che nel frattempo si è spostato verso il Partito progressista serbo (SNS) di Vučić.

I principali partiti dell’opposizione – Partito democratico (DS), Lega dei socialdemocratici della Vojvodina (LSV) e Partito liberal democratico (LDP) – avevano annunciato che i loro sostenitori si sarebbero radunati a Hrtkovci in concomitanza con l’annunciato comizio dell’SRS, motivando tale iniziativa con il desiderio di proteggere la popolazione locale dagli ultranazionalisti. Le autorità hanno però vietato ogni tipo di raduno pubblico a Hrtkovci: i funzionari statali, nelle loro dichiarazioni, hanno insistito sulla necessità di conservare l’ordine pubblico e la pace, sottolineando il fatto che non è stato vietato solo il comizio del partito di Šešelj. Così sono stati messi sullo stesso piano un partito politico che ha tentato di organizzare un comizio nello stesso giorno e nello stesso luogo in cui il suo leader commise crimini contro la popolazione croata e le forze politiche che si sono opposte a tale iniziativa.

Šešelj ha trascorso 12 anni nel carcere del Tribunale dell’Aja, per cui ha praticamente già scontato la pena detentiva a cui è stato condannato recentemente in appello. Nel frattempo, è stato eletto deputato del parlamento serbo e gode dell’immunità parlamentare. Alcune organizzazioni non governative e i partiti dell’opposizione hanno più volte sottolineato che un condannato per reati gravi non può ricoprire la carica di deputato e che esistono basi legali per ritirare il mandato parlamentare a Šešelj. Tuttavia, le autorità non hanno intrapreso alcuna azione a riguardo, motivando la decisione di non intervenire con il fatto che Šešelj è stato eletto deputato prima della pronuncia della sentenza d’appello a suo carico. L’opposizione ritiene che si tratti solo di una scusa.

Equilibri

L’SNS è nato dalla scissione dell’SRS nel periodo in cui Šešelj era in carcere all’Aja. Molti funzionari del governo, così come il presidente Aleksandar Vučić, sono stati stretti collaboratori di Šešelj all’epoca dell’espulsione dei croati da Hrtkovci. Nessuno di loro nasconde il proprio passato politico e insistono piuttosto sul fatto che nel frattempo hanno raggiunto la maturità politica e riconosciuto i propri errori, abbracciando valori europei. Il nocciolo duro dell’SRS, rimasto fedele a Šešelj, ha invece mantenuto le vecchie posizioni, compresa l’idea della Grande Serbia, uno stato che comprenderebbe buona parte della Croazia e della Bosnia Erzegovina.

Šešelj è un politico di grande esperienza ed è del tutto consapevole della situazione in cui si trova. Lo scorso 6 maggio, mentre cercavano di raggiungere Hrtkovci, Šešelj e un piccolo gruppo dei suoi sostenitori hanno evitato qualsiasi scontro con la polizia, fermandosi nel villaggio di Jarak dove si sono rivolti ai giornalisti. Šešelj ha dichiarato che l’azione intrapresa è concepita come una “provocazione contro il governo” ed è tornato a Belgrado, ritenendo di aver conseguito il suo principale obiettivo, quello di attirare l’attenzione dell'elettorato ultranazionalista, il cui sostegno desidera riconquistare. Come già avvenuto in altre occasioni, ha evitato di criticare apertamente il presidente Vučić, probabilmente tenendo a mente la sua enorme popolarità tra gli elettori e il reale potere di cui dispone.

Anche Vučić ha motivo di essere soddisfatto. Ha dimostrato a Bruxelles e Washington di essere in grado di scongiurare le azioni degli ultranazionalisti e ha sfruttato l’intera vicenda per screditare ulteriormente le forze filoeuropee dell'opposizione, mettendole sullo stesso piano dell’SRS. Questa manovra politica è stata possibile innanzitutto grazie all’incapacità dell’opposizione filoeuropea – molto debole e disorganizzata – di sfidare seriamente la leadership al potere. Inoltre le forze filoeuropee - e non gli ultranazionalisti - sono costante bersaglio di campagne mediatiche denigratorie e attacchi da parte dei funzionari del governo perché una loro eventuale ripresa potrebbe inficiare la posizione dell’SNS.

Se l’opposizione filoeuropea e democratica dovesse riuscire a riorganizzarsi e motivare gli elettori, non sarebbe più possibile evitare un serio dibattito pubblico sui valori europei e democratici, sul funzionamento dello stato di diritto e sulle libertà, compresa quella dei media, un dibattito che potrebbe essere molto spiacevole per il governo. Se invece l’SRS dovesse diventare il principale oppositore del governo, per Vučić e il suo partito sarà molto più facile convincere l’opinione pubblica locale e internazionale di essere l’unica forza politica capace di farsi baluardo dei valori europei e portare a termine il processo dell’eurointegrazione della Serbia.