“Sono convinta che in futuro sarà necessario costruire un qualche tipo di barriera o ostacolo fisico [alla frontiera]. Ma non affrettatevi a fare confronti con Srebrenica o con i campi di concentramento [...]. Mi piacerebbe evitarlo, ma non vedo in che altro modo sia possibile difendersi”.
Nessuna novità di rilievo nel processo di normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo, dopo l'incontro di ieri sera a Bruxelles tra i premier Aleksandar Vučić e Isa Mustafa in presenza del numero uno della diplomazia Ue Federica Mogherini.
La duplice esplosione di sabato scorso ad Ankara ha causato la morte di 97 persone. Questo è il bilancio ufficiale comunicato dalle autorità turche nella serata di ieri ma secondo il partito filocurdo HDP, che potrebbe essere stato il principale bersaglio di questo attentato, i morti sarebbero 128. In ogni caso il bilancio non è ancora stabilizzato perché negli ospedali sono ricoverati oltre 500 feriti, alcuni in gravi condizioni.
La nomina a metà settembre del procuratore speciale Katica Janeva per l’indagine sullo scandalo intercettazioni illegali sembrava un passo avanti nella soluzione della crisi politica in Macedonia, con l'emergere di una possibile collaborazione tra governo e opposizione nell'implementare l’accordo politico di giugno, raggiunto con la mediazione dell’Unione europea.
Il turco-americano Aziz Sancar si è aggiudicato il Premio Nobel per la chimica 2015. Insieme a lui sono stati insigniti del prestigioso titolo anche lo svedese Tomas Lindahl e lo statunitense Paul Modrich.
Si allontana, a data da destinarsi, la prospettiva dell'ingresso di Romania e Bulgaria nell'area Schengen. La questione doveva essere discussa nel prossimo Consiglio “Giustizia e affari interni” dell'UE, previsto in Lussemburgo l'8 ottobre.
Il 5 ottobre del 2000 cadeva il regime di Slobodan Milošević. Le centinaia di migliaia di manifestanti che allora si riversarono nelle strade della capitale, prendendo parte alla cosiddetta “Rivoluzione democratica” certo non avrebbero immaginato che, a 15 anni di distanza, gli alleati di allora di Milošević sarebbero stati al governo e i principali sostenitori dell'integrazione nell'Ue della Serbia.
Per la quinta volta dagli inizi di settembre il collettivo “Dignità e Verità” ha chiesto ai moldavi, domenica scorsa, di scendere in piazza. E nella capitale Chișinău hanno manifestato decine di migliaia di persone.
Centinaia di persone si sono radunate ieri di fronte al parlamento di Podgorica, capitale del Montenegro, per protestare contro il governo del primo ministro Milo Đukanović, accusandolo di corruzione, pratiche non democratiche e frodi elettorali.