Dopo l'incontro di ieri a Skopje tra gli ambasciatori di vari paesi occidentali – che chiedevano responsabilità politica rispetto alla crisi in corso - e i rappresentanti politici macedoni, sia del governo che dell'opposizione, oggi sono arrivate le reazioni visibili con alcune dimissioni eccellenti.
Una zona di guerra. Ecco come è apparso ieri sera ai suoi abitanti il quartiere di “Divo naselje” a Kumanovo, in Macedonia settentrionale, dopo gli scontri a fuoco di sabato scorso tra le forze speciali della polizia macedone e un gruppo armato che – secondo le autorità di Skopje – sarebbe penetrato dal vicino Kosovo.
Ieri 5 maggio il PEN American Center di New York ha consegnato i premi 2015. Tra questi il premio "Barbara Goldsmith per la libertà di espressione" conferito alla giornalista investigativa azera Khadija Ismayilova. La giornalista non ha potuto ritirare il premio perché da dicembre è in carcere.
Dal pomeriggio di ieri manifestazioni e scontri nella capitale macedone Skopje a seguito di nuove rivelazioni del capo dell'opposizione. Le manifestazioni sono partite infatti a seguito della ventinovesima conferenza stampa del leader dell'opposizione Zoran Zaev, nel contesto dello scandalo intercettazioni telefoniche, durante la quale sono state rivelate informazioni relative all'omicidio di un giovane macedone, Martin Neškovski, nel 2011.
Il villaggio di Konjsko, sul lago di Prespa. Ultimo abitato macedone prima del confine albanese (il lago è oggi condiviso da Macedonia, Albania e Grecia) fino a pochi anni fa, quando è stato collegato da un'impervia strada carrabile, era raggiungibile solo per via d'acqua.
L'ambasciatrice tedesca a Skopje, Christine Althauser, ha dichiarato in una tavola rotonda tenutasi nella capitale macedone che servirebbero delle dimissioni per garantire indagini credibili in merito alle accuse di abuso di potere mosse dall'opposizione alla compagine governativa.
Francesco Martino, giornalista di Osservatorio Balcani e Caucaso ha accompagnato Alfonso Iuliano di RAI.TV lungo la barriera di filo spinato che la Bulgaria sta costruendo al confine con la Turchia per di arginare il crescente flusso di esseri umani, soprattutto rifugiati e richiedenti asilo in fuga dalla guerra civile in Siria. Un'iniziativa che continua a generare polemiche.
Nel Caucaso del sud la pratica dell'aborto selettivo è molto diffusa. Si stima che negli ultimi 20 anni in Armenia, Georgia e Azerbaijan non siano venute alla luce 154mila bambine.