In Croazia i media no-profit, severamente provati dalle politiche dell'ex ministro della Cultura Zlatko Hasanbegović, dovrebbero beneficiare di quattro milioni di euro di aiuti europei. Ma con l'aiuto di un misterioso gruppo di lavoro, l'attuale ministra della Cultura Nina Obuljen Korzinek sta reindirizzando questi fondi ai media commerciali…
All'inizio di novembre, l'Unione croata dei giornalisti ha inviato una lettera aperta al difensore civico Lora Vidović, mettendo in guardia circa le discriminazioni subite dai rappresentanti sindacali nei media croati. “Possiamo affermare che le istituzioni stanno lavorando per garantire che i commissari sindacali rimangano non protetti”, ha dichiarato Paulo Gregorović, sindacalista di Glas Istre, licenziato quest'anno.
Continuano "i giochi" del Ministero della Cultura croato sull'adozione della nuova strategia mediatica, questione che risale al 2012 e rappresenta una delle più forti continuità tra la politica culturale dell'SDP / HNS e dell'HDZ. L'editore di H-Alter, l'Associazione per la cultura dei media indipendenti, ha ricevuto un rifiuto del ministero,dopo che poco meno di un mese fa aveva richiesto di poter visionare il testo di lavoro sulla nuova strategia mediatica preparata dall'HDZ.
Juliana Velcheva, una giornalista bulgara che ha lavorato a scandali che avrebbero coinvolto le autorità locali di Dobrich è attualmente molestata via web, da calunnie e notizie false diffuse attraverso i social media. Non solo, ma cinque istituzioni pubbliche stanno ispezionando il suo lavoro e la sua attività.
Negli ultimi due anni le restrizioni alla libertà dei media in Turchia sono state allarmanti: le autorità hanno chiuso centinaia di media e molti giornalisti sono stati licenziati o sono finiti in prigione. In Bosnia Erzegovina non c'è molta discussione sul ruolo di Erdogan nel distruggere la stampa libera in Turchia, anche perché il leader turco e il suo capitale politico svolgono un ruolo considerevole nel nazionalismo dei bosgnacchi (i cosiddetti "bosniaci musulmani").
La storia dei media locali albanesi è costellata di investimenti criminali: possedere una TV serve a pulire il loro denaro sporco e fare pressioni sulle autorità politiche. Nel frattempo la professionalità va di male in peggio…
Un occhio non critico potrebbe pensare che ci troviamo in un nuovo Rinascimento dell’umanità, intesa come prospera, attiva e mobile utente dei media. D'altra parte si dovrebbe però osservare che oggi le condizioni materiali di vita sono in contraddizione con la struttura discorsiva dell'individuo del XXI secolo. Le tecnologie digitali posseggono il potenziale per creare una produzione autonoma, ma la rivoluzione della tecnologia della comunicazione è modellata da organizzazioni e istituzioni che hanno come scopo principale quello di generare profitti.
La commissaria per l'accesso alle informazioni pubbliche Anamarija Musa ha annullato le disposizioni con le quali l'ex ministro della Cultura Zlatko Hasanbegović aveva impedito che l’opinione pubblica croata potesse essere informata dell’operato del suo ministero, in particolare per quanto concerne il funzionamento dei media no profit.
“Life in a Box”, il primo libro del giornalista macedone Tomislav Kezarovski è stato presentato a Skopje. “Avrei potuto tacere su quanto accaduto, ma ho scelto di scrivere”, ha dichiarato l'autore. Nel maggio 2013 Kezarovski era stato arrestato con l'accusa di aver rivelato l'identità di un testimone protetto. L'accusa si riferiva a un articolo pubblicato nel 2008 nella rivista Reporter 92, articolo in cui Kezarovski citava direttamente da un rapporto interno della polizia che gli era stato divulgato. Oggi, anche grazie alle pressioni internazionali, Kezarovski è libero: “I am Kezharovsky” è lo slogan che riunisce politici, musicisti, giornalisti, attivisti e scrittori macedoni.
In Romania aumentano i casi di giornalisti che lasciano i giornali o le televisioni in cui hanno lavorato a causa delle pressioni editoriali subite. Cătălin Prisacariu, noto giornalista investigativo e membro del Romanian Investigative Journalism Center , è uno di loro. In un'intervista rilasciata a Dilema Veche ha affermato che ogni volta che lasciava un giornale o una stazione televisiva questo era “dovuto a motivi politici ed economici”. “Di mezzo c'era sempre la censura, di entità minore o maggiore - ha affermato. Non sono affatto bravo a mascherare la frustrazione della censura, e non sono mai stato in grado di rimanere quando qualcosa mi è stato imposto o quando le mie indagini non sono state pubblicate. Il problema è che quando hai quasi vent'anni spesi nel sistema mediatico e lasci ogni posto per queste ragioni, ti rendi conto in quale tipo di istituzioni stampa hai lavorato”.