Non soddisfatti dal metodo di redazione della nuova strategia dei media, il cui testo doveva essere completato e posto in discussione pubblica, i rappresentanti delle associazioni dei giornalisti si sono ritirati dal gruppo di lavoro del Ministero della Cultura. Le principali associazioni dei giornalisti chiedono la creazione di un nuovo gruppo di lavoro e l'inclusione di esperti e della società civile.
La responsabile dei nuovi uffici di comunicazione del Ministero della Cultura è presentata come un’“esperta” della legislazione sui media; tuttavia sembra che nel periodo in cui lavorava presso l'Agenzia per i media elettronici abbia applicato male alcune norme di legge. In quel ruolo Zvoranić mostrò inoltre molta più attenzione agli interessi dei gruppi editoriali che al diritto dei giornalisti e del pubblico in generale di accedere alle informazioni.
L'associazione dei giornalisti europei - Bulgaria (AEJ-Bulgaria) sostiene che i politici esercitino una “pressione insostenibile” sui media bulgari. È questa una delle considerazioni che emerge dalla quarta edizione della ricerca che AEJ-Bulgaria dedica agli atteggiamenti e alla libertà di parola in rete. Secondo il rapporto, gli strumenti dei politici per influenzare i contenuti multimediali stanno diventando sempre più sofisticati. AEJ-Bulgaria sostiene che nel 2015 i media erano più dipendenti dagli inserzionisti mentre nel 2017 sono più dipendenti dai politici.
In Bosnia, una delle ragioni alla base dell’incapacità di raccontare la vita e la situazione delle persone con disabilità è l'ignoranza di una terminologia adeguata. Solo i media specializzati sanno usare il vocabolario corretto quando si scrive su questo tema. L'attivista e giornalista Ana Kotur cerca di spiegare perché l'uso di una corretta terminologia non minaccia la libertà d’espressione dei giornalisti.
In questi giorni i media serbi hanno risposto all’esternazione della prima ministra Ana Brnabić - che ha dichiarato che non esiste un giornalismo oggettivo nel paese - definendola infondata, cinica e frivola e richiedendo un dialogo aperto sul giornalismo imparziale. Il deterioramento del panorama dei media serbi sta guadagnando maggiore attenzione all'estero e la Federazione Europea dei Giornalisti (EFJ) ha deciso di inviare una missione internazionale nel paese per contribuire a migliorare la libertà di espressione e le libertà dei media.
L'Unione dei giornalisti albanesi sta protestando contro l'ordine del Ministro della Cultura Mirela Kumbaro che ha proibito l'ingresso nel Parco Archeologico di Butrinti a giornalisti che vogliono indagare sui presunti illegali lavori di costruzione in corso.
Secondo l'indagine Open Society Institute - Sofia, la Bulgaria è al fondo dell'alfabetizzazione mediatica in Europa. L'indice, prodotto da Open Society Institute, si basa su cinque criteri fondamentali: la libertà dei media, l'istruzione, la fiducia nella società e l'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Bulgaria, Montenegro, Albania e Turchia sono negli ultimi posti, mentre Paesi Bassi, Danimarca e Estonia sono al top.
Decine di giornalisti hanno protestato a Sofia contro la pressione dello Stato. La manifestazione è stata provocata dalle minacce ricevute da Viktor Nikolaev. In diretta su Nova TV, l’ex deputato GERB Anton Todorov e il vice primo ministro Valery Simeonov hanno intimato al giornalista di smettere di fare domande imbarazzanti, pena la perdita del lavoro. “Il silenzio uccide” e “Abbiamo domande, non richieste” sono stati alcuni dei principali messaggi della protesta organizzata dall'Associazione dei giornalisti europei in Bulgaria.
Dietro dalle antiche mura del sito archeologico di Butrinto sembra essere in corso la costruzione di un ristorante: un abuso noncurante delle leggi nazionali e internazionali. È probabilmente per questo che i giornalisti non possono avere accesso al sito, nemmeno come semplici visitatori.
Alla fine di agosto, la ministra dell’ambiente Doina Pană ha dichiarato che vorrebbe che le TV trasmettessero notizie più positive, ipotizzando che questa “positività” possa anche essere ricompensata economicamente. In Romania l’idea non è nuova. Alcuni anni fa un'iniziativa legislativa simile - secondo la quale le televisioni del paese avrebbero dovuto trasmettere per il 50% notizie positive e per il 50% notizie negative - passò al vaglio del Senato, e solamente grazie alla pressione della società civile venne respinta dal Presidente. “Una legge del genere”, ha dichiarato Jean Fracois Julliard, portavoce dei Reporters sans Frontiers, “esiste solamente in Cina”.