Il Centro investigativo di Sarajevo (CIN ) celebra 13 anni di lavoro. Nel corso della sua lunga attività, il CIN ha pubblicato oltre 500 articoli investigativi, 14 database online e diversi film e documentari. In occasione del compleanno, Media Centar ha intervistato il capo redattore Aladin Abdagic: sull'evoluzione e le sfide del giornalismo investigativo in Bosnia-Erzegovina e le minacce cui i giornalisti sono ancora sottoposti.
L'intervista a Sebija Izetbegovic, direttrice del Centro Clinico Universitario di Sarajevo, venne annunciata per la prima volta il 25 ottobre, ma improvvisamente e senza alcuna spiegazione è stata rimossa dal palinsesto della Radio e Televisione della Bosnia-Erzegovina (BHRT). La produzione e la trasmissione dell'intervista hanno sollevato molte preoccupazioni e domande tra i cittadini e gli esperti dei media in Bosnia-Erzegovina, domande sulla reale indipendenza dell'emittente statale dall'influenza esterna.
Secondo questo editoriale di “Beta”, i media e i cittadini serbi stanno diventando una specie di megafono che amplifica e ripete i messaggi del leader. L’élite politica si impegna ad espellere i pochi media critici nei confronti del governo e la comunicazione pubblica sta sviluppando nuove tecniche per discreditare i rappresentanti dell’opposizione.
L'omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia, che ha portato alle elezioni anticipate a Malta, è una notizia scioccante pertutti i giornalisti europei, visto che questo assassinio in stile mafioso è stato possibile in un paese membro dell'UE - un'unione che, in teoria, difende e garantisce i diritti e la sicurezza dei giornalisti. La giornalista aveva scritto sul coinvolgimento del primo ministro maltese nei Panama Papers. I suoi lavori in generale si concentravano sulla corruzione del governo maltese, sul nepotismo, sul patrocinio, sulle accuse di riciclaggio di denaro.
All'inizio di ottobre, il Comitato per la cultura del Senato rumeno ha espresso un parere positivo su un progetto di legge che modifica la legge operativa Agerpres (Agenzia stampa rumena nazionale), in base al quale il capo dell'agenzia potrebbe essere licenziato dal Parlamento rumeno. La legge è avanzata dal Ministro della Cultura Lucian Romaşcanu e consentirà il licenziamento del direttore generale dell'Agenzia Agerpres a seguito di un'eventuale votazione parlamentare contro la relazione annuale dell'attività dell'Agenzia, senza però includere criteri diversi da quelli politici, che potrebbero determinare il rifiuto di tale relazione.
Rispetto ad altri paesi con una democrazia giovane, in Romania la performance dei giornalisti non è poi così scadente. Ci sono minori aggressioni, ma c'è anche una società civile vigile, che attira l'attenzione su di loro. Uno dei portali attivi più attivi, ActiveWatch, pubblica relazioni annuali sullo stato della libertà di stampa e rilascia comunicati stampa poco dopo ogni violazione. Nel paese la vera minaccia alla libertà di stampa viene dai legami economici. Per fare il giornalista in Romania devi avere le giuste “reti di sicurezza”. In una recente conferenza sul tema, molti giornalisti rumeni hanno ammesso di non fare bene il loro lavoro per paura di essere licenziati.
A cura della redazione "Esteri" di Radio Popolare la prima puntata della terza annualità del progetto ECPMF di cui Radio Popolare è media partner. Il servizio è dedicato alla situazione della libertà di espressione e di stampa in Serbia, in costante peggioramento.
Sempre più spesso il primo ministro albanese Edi Rama si mostra arrogante e insofferente nei confronti dei giornalisti che gli pongono domande durante le conferenze stampa. Dopo gli ultimi insulti ricevuti, l'Unione dei giornalisti albanesi ha annunciato un “boicottaggio ufficiale” dei discorsi pubblici del premier.
In Croazia sembrano essere in corso i preparativi per l'adozione di una normativa sulla protezione degli informatori. Per il quinquennio 2015-2020 il piano d'azione per l'attuazione della strategia anticorruzione prevede infatti che una legge sul whistleblowing venga adottata nel terzo trimestre del 2018. Formalmente il governo sta creando un gruppo di lavoro per elaborare il progetto, ma secondo H-Alter il primo ministro Andrej Plenkovic troverà un modo per “limitare l’impatto” di un provvedimento in materia.
Solo nel mese di ottobre, 122 giornalisti hanno varcato la soglia del carcere. Tentando di basare la cooperazione internazionale su un terreno strategico piuttosto che su valori democratici, la Turchia ha sinora chiuso le orecchie di fronte a qualunque voce critica abbia denunciato le violazioni dei diritti commessi durante lo stato di emergenza seguito al tentato colpo di Stato del 15 luglio 2016. Tuttavia, la questione della libertà di stampa ha ora acquisito una dimensione internazionale senza precedenti. Bianet: leggi l'articolo completo in inglese