In Bosnia Erzegovina si sa ben poco di cosa siano gli organismi geneticamente modificati, e in assenza di controlli e di una chiara legge in materia, è quasi certo che prodotti OGM già si trovino sulle tavole bosniache
Proseguiamo la mini rassegna sugli alimenti nei Balcani, questa volta con un testo di Snježana Mulić-Bušatlija, giornalista del settimanale di Sarajevo DANI, riguardante i prodotti geneticamente modificati presenti sul mercato della Bosnia Erzegovina e la consapevolezza che di questi prodotti ne hanno sia i commercianti che i consumatori locali.
Scrive Snježana Mulić-Bušatlija pubblicato sul settimanale sarajevese DANI il 12 marzo 2004
Traduzione di Luka Zanoni
L'idea di un cibo sano e di qualità potrebbe, se non lo è già stato, trasformarsi nel suo contrario. Nonostante non ci siano ancora dati certi, alcuni esperti mondiali avvertono che gli alimenti geneticamente modificati (creati da componenti vegetali o animali che, per raggiungere la qualità o per difendersi dai parassiti, sono arricchite con geni di altra specie) potrebbero arrecare alle persone alcuni tipi di tumori, allergie o la caduta del sistema immunitario.
Gli spettri si sono svegliati quando circa sei anni fa fu reso noto che in Scozia il dott. Arpad Pusztai, cibando dei topi con patate geneticamente modificate, giunse alla scioccante scoperta: in un breve periodo mentre erano sotto la "dieta di patate" i topi hanno subito modificazioni degli organi vitali interni, gli è diminuito il cervello e calato il sistema immunitario.
Food war
Da allora, considerando che non è mai stato dimostrato che il dottor Pusztai avesse torto, tra l'Europa e l'America si conduce una vera piccola guerra: l'Europa tenta con la legge di vietare l'impiego di alimenti arricchiti con organismi modificati geneticamente (OGM) e così di difendere la popolazione da eventuali conseguenze dannose, mentre l'America, come maggior produttore di OGM, con pressioni senza pietà sui paesi acquirenti cerca di difendere il suo budget. All'America in questa food guerra non ha tanto infastidito il fatto che i paesi dell'Unione europea non vogliano i suoi alimenti quanto piuttosto il fatto che essa dissuada con la sua voce i paesi poveri, i quali sono, in effetti, i maggiori consumatori del cibo geneticamente modificato, e in particolare i semi "aggiustati" per essere resistenti alle cattive condizioni climatiche e ai parassiti.
Ma benché l'Unione europea addirittura per cinque anni ha mantenuto le frontiere chiuse all'importazione di alimenti modificati, e poi ha costretto i produttori ad indicare nelle dichiarazioni la loro esatta composizione e la provenienza, ciò non ha impedito ai maggiori produttori di OGM (USA, Argentina e Brasile) di importarli senza problemi nel resto d'Europa. E così le botteghe di tutta la Bosnia Erzegovina hanno riempito i loro scaffali con il cibo modificato geneticamente.
Sead Jeleč, docente di agricoltura presso l'Istituto di agricoltura di Sarajevo, afferma che, secondo le informazioni in suo possesso, la BiH non è così tanto contaminata dai semi geneticamente modificati delle patate e del mais, quanto piuttosto di prodotti alimentari già pronti o da alcuni componenti di cui sono fatti gli alimenti: "il cibo geneticamente modificato è ovunque intorno a noi, benché a noi non sembri. Soia e mais sono le colture più frequentemente modificate e di questi, in varie forme, ne troviamo in differenti prodotti, ma il consumatore di ciò non ne è cosciente. Per quanto ne so, in BiH la soia, almeno per un uso su ampia scala, non viene coltivata e perlopiù la importiamo, il che significa che esiste la possibilità che importiamo proprio quella con la presenza di OGM. L'olio di soia della BiH è importato o già confezionato o in botti, così che da noi, nel migliore dei casi, si riconfeziona".
Alimenti OGM nostrani
Non si può credere nemmeno a ciò che in BiH è venduto sotto l'etichetta cibo "nostrano" o "sano". "nonostante da noi vengano allevati i pulcini, non possiamo dire che siano un prodotto nostrano o sano, perché il loro materiale genetico è creato da qualche parte e sono pieni di organismi geneticamente modificati. E quando si sa che il mangime con cui viene cibato il pollame è pieno di elementi geneticamente modificati, tutto è più chiaro. Lo stesso è con i pomodori e con altri tipi di frutta e verdura che possiamo trovare nei negozi in qualsiasi periodo dell'anno; lo stesso vale per il pane fatto con il grano modificato geneticamente, perché in BiH perlopiù si importa... " sostiene Sead Jeleč.
Ma, la sola consapevolezza dell'esistenza in BiH di alimenti geneticamente modificati non è così pericolosa quanto il fatto che in questo paese nessuno ne parli, che l'opinione pubblica non sia a conoscenza del significato di OGM, che non esistano laboratori nei quali si possano analizzare tali alimenti, e che non esista un decreto legge che controlli la loro importazione, produzione, vendita e ne controlli la qualità.
Mensud Lakota, segretario dell'Unione dei consumatori della BiH, afferma che questa associazione già dal 2000 ha avvertito il governo che il mercato della BiH è riempito di prodotti con organismi geneticamente modificati.
"A dicembre l'Unione europea ha deciso che nella quantità complessiva dell'alimento non ci sia più dello 0,5% di OGM. Ma se si sa che fino ad allora è stata consentita la presenza dello 0.9% di OGM, allora è logico che con questi alimenti qualcosa non sia a posto e che si debba allertare l'opinione pubblica. Invece, qui nessuno reagisce.
Già da due anni chiediamo di condurre controlli sul cibo fatti da laboratori indipendenti, che venga introdotto un nuovo sistema per le analisi, perché da noi si lavora ancora con quello del 1990, e che i produttori siano obbligati a rilasciare delle dichiarazioni dettagliate... " dice Lakota e fa cenno all'esistenza di chiari sospetti che tonnellate di grano OGM, importate o regalate dagli USA siano finite nelle panetterie bosniaco-erzegovesi, mentre altri prodotti di derivazione animale, alimentati con mangimi OGM, sono finiti nei "nostrani" paté e insaccati (pašteta e sudžuk).
I commercianti cosa (non) sanno?
Lakota, in particolare, afferma che sulle dichiarazioni dei prodotti venduti in BiH comunque non viene riportato il dato sulla percentuale di OGM.
Per fortuna, questo è solo in parte esatto, perché su alcuni prodotti disponibili nei nostri negozi compare il segno indicante la (non) presenza di OGM. Per esempio, sulla soia disidratata prodotta dalla Sojaprotein Bečej, importata dalla Biofor Sarajevo, c'è scritto: "Il prodotto non è geneticamente modificato", lo stesso vale per alcuni pacchetti di fiocchi di grano e di zucchero di canna, provenienti dall'Italia.
Invece, gli stessi commercianti quasi non sanno nemmeno che sui loro scaffali ci sono prodotti con queste etichette (per esempio, al VF Komerc, Interex e Mercator), e quindi l'acquirente non può nemmeno trovare una cernita a parte di prodotti con o senza etichetta.
Ma, l'atteggiamento dei commercianti verso questa questione è la naturale conseguenza dell'atteggiamento degli organi di governo competenti, i quali non si curano di ciò che scuote l'Unione europea già da anni, e che è giunto persino nella vicina Croazia. Dell'inazione del governo parla anche la dichiarazione di Sanela Ćatić, responsabile del marketing della VF Komerc Sarajevo, la quale afferma: "la VF Komerc non ha mai ricevuto dagli organi federali e statali un qualche avviso che sul mercato bosniaco-erzegovese si trovino prodotti con organismi geneticamente modificati, né ci è stato detto quali siano questi prodotti".
Solo il progetto Strategia di sviluppo BiH (PRSP) ha aperto la possibilità che la BiH un giorno avrà una legislazione in grado di regolare le questioni sull'idoneità degli alimenti. Ne sperano anche al Ministero federale per l'agricoltura e dell'ambiente, al quale ci hanno detto che "a livello della BiH è stato formato un gruppo di lavoro che entro il 31 maggio di quest'anno formulerà una legge sulla sicurezza alimentare, con la quale dovrebbe essere prevista l'impossibilità di importare alimenti provenienti da organismi geneticamente modificati, finché non saranno stilati tutti gli atti legislativi per questo ambito".
Ma, finché la legge non si "fa" e non si approva, e in attesa che finalmente gli scienziati dicano se il dottor Pusztai aveva ragione o no, ai cittadini raccomandiamo prudenza e di leggere attentamente le dichiarazioni sul prodotto. Se presenti, ovviamente.
Sugli OGM nei Balcani vedi anche:
Alimenti in Montenegro: il profitto è più importante della salute
Albania: aiuti geneticamente modificati
Croazia: Organismi Geneticamente Modificati? No grazie
La Serbia e la soia transgenica