Si è spenta venerdì 1 marzo a Trieste Melita Richter, una voce importante e un punto di riferimento per chi si occupa di cultura transfrontaliera, migrazioni ed ex Jugoslavia. Il nostro ricordo
Con Melita se ne va un’altra parte di noi. Non è facile definire questo “noi”. Penso a tutta quella rete di relazioni e amicizie, intelligenze e saperi, esperienze e vissuti tra le due sponde dell’Adriatico. Un Noi che da tempo ormai ha iniziato a disperdersi. L’avevo percepito con la morte di Predrag Matvejević, per il quale Melita aveva scritto “Grazie Maestro”, si era rafforzato con la scomparsa di Piero Del Giudice, al quale ancora Melita sempre sulle nostre pagine aveva scritto un bel ricordo.
Con l’addio a Melita, questo Noi diventa ancora più piccolo, il nostro cerchio si stringe.
Sociologa, saggista, poetessa, docente universitaria, mediatrice culturale, molto attenta al tema del confine, delle migrazioni, alla questione femminile, ai nazionalismi che ben ha conosciuto negli anni Novanta, lei che veniva da Zagabria e si era trasferita a Trieste.
Il suo nome mi rimase impresso nel 1996. Aveva avuto la bellissima idea di curare un volume fondamentale per chi voleva capire il conflitto nella Jugoslavia: “L’Altra Serbia, gli intellettuali e la guerra”.
Ci conoscemmo di persona anni dopo, in varie conferenze e in varie occasioni. Con Melita, così come Predrag e altri cittadini delle due sponde, potevo passare dall’italiano al serbo-croato e viceversa, senza soluzione di continuità. La conversazione attraversava le lingue, i concetti di dilatavano e si arricchivano.
Piano piano purtroppo tutto questo sta sparendo, quel Noi di cui dicevo prima, con un po’ di amarezza, si sta perdendo.
Melita cara, ho impresso il tuo sorriso, i tuoi bei occhi azzurri e vividi, la tua capacità di andare oltre le facili dicotomie, il tuo desiderio di esplorare i mille volti dell’essere umano.
Ti ricorderò per sempre Melita e ti abbraccio forte. Sretan put draga!