Ospitiamo un commento di Paolo Rizzi e Laura Bergomi del Gruppo di Novara dell'Associazione per la Pace, a Mostar per il seminario internazionale sulla cultura del diritto all'acqua
Mostar, 21 luglio 2004
«Acqua fonte di pace» è il seminario internazionale che - il 24 luglio, il giorno dopo l'inaugurazione ufficiale del Ponte ricostruito - il Comitato Italiano per il Contratto Mondiale dell'acqua con altre associazioni organizza grazie al lavoro di rete di Rada e Skender di ICS Sarajevo.
Paolo Rumiz su La Repubblica di sabato 17 luglio scrive: «Arrivano le reti globali, ma poi, a festa finita, che succede? Il ponte è rifatto, ma chi rifà la comunità?»
Giuliano Amato su Il Sole 24 ore di domenica 18 scrive una lettera sotto il titolo «Il sogno multietnico tramonta nei Balcani», e analizza con amarezza il persistere delle ideologie nazionaliste in Bosnia, Serbia e Kossovo.
Lo stesso giorno il Governo Italiano nega il diritto d'asilo ai «clandestini» della Cap Anamur, ribadendo ciò che Ada Lonni scrive dell'Italia nel suo libro «Migranti»: «...obbediente alle direttive di Schengen, oramai a tutti gli effetti guardiani d'Europa nel Mediterraneo...».
Siamo qui con Predrag Matvejević, che si contrappone a questa negatività rilanciando aperture che non trasformino i nuovi entrati in Europa in guardiani di quegli stessi confini che li respingevano. Sarà lui il nostro testimone al Seminario internazionale con il quale gettiamo le basi (non quelle NATO), qui in Bosnia, per una cultura del diritto all'acqua che è diventata, con il lavoro del Contratto Mondiale sull'acqua, il paradigma della globalizzazione della solidarietà dei beni comuni.
Una solidarietà intorno a un fiume, la Neretva, che ancora divide: le sue acque, e la gestione dell'acquedotto, sono governate separatamente dalla parte musulmano-bosniaca e da quella cattolico-croata, come separatamente sono pure gestite le due Università, le scuole, la rete elettrica, gli ospedali, i trasporti, i vigili del fuoco.
Noi, più che una «fire brigade» vorremmo essere una «water brigade» e arriviamo a Mostar con due pullman da Udine e uno da Ancona, per aiutare a prevenire i fuochi di nuovi conflitti, che temiamo si combatteranno per l'acqua nel prossimo futuro. Siamo rappresentanti di associazioni e istituzioni che non hanno mai smesso di credere nella presenza dei Balcani in Europa, promuovendo gemellaggi, agenzie della democrazia locale, progetti di ritorno e di autosufficienza con ICS, Osservatorio sui Balcani, Associazione per la pace, ARCI, CEVI, ...
Siamo felici che il 23 luglio a Mostar si celebreranno le «Pietre di pace» con lo Stari Most ricostruito per volere dell'UNESCO con 15 milioni di $ e ci rattristiamo che altre pietre vengano poste ad innalzare minareti e croci e campanili in una gara di quantità e altezza e non di fraternità tra fedi diverse.
Cercheremo di capire come saranno spesi i 12 milioni di $ prestati dalla Banca Mondiale per la gestione del servizio idrico integrato. Dialogheremo con i Sindaci di Mostar, Tuzla, Prijedor, Sarajevo Centro, Laktaci , con parlamentari della Bosnia Erzegovina, con i nostri parlamentari Folena, Squarcina e Musacchio, con le associazioni ambientaliste bosniache Fondeko, Japodi, Konjic NGO, EKO Network e altre, con studenti e docenti di biologia di Sarajevo e Mostar.
A Mostar abbiamo conosciuto ragazze e ragazzi del Circolo Kosta Abrasević: il loro impegno per far rivivere uno spazio interculturale proprio sul Boulevard - ex linea del fuoco, aprendo due accessi ad est e ad ovest, è un segno augurale per tutta Mostar.
Voda za mir, acqua per la pace.