L'Abkhazia, separatasi dalla Georgia nel 1994, per essere poi riconosciuta come stato indipendente dalla Russia (e pochi altri stati) dopo il conflitto russo-georgiano, è a pochissima distanza da Sochi, sede dei giochi olimpici invernali attualmente in corso.
Il prossimo 18 marzo, verranno consegnati a Bruxelles i premi “MEP Awards 2014”. La competizione, promossa dalla rivista “The Parliament Magazine” e arrivata alla decima edizione, vuole essere una “vetrina per gli sforzi e risultati ottenuti dai parlamentari europei non solo nel corso del 2013, ma di tutto il mandato che volge al termine”, e insieme un tentativo “di contribuire ad avvicinare l'UE ai propri cittadini”.
Il 59% dei cittadini bulgari è a favore della reintroduzione del servizio militare obbligatorio, sospeso nel paese a partire dal 2008: questo il risultato di un sondaggio effettuato ad inizio febbraio dall'agenzia “Exacta Research Group”. Contrari ad un eventuale ritorno in caserma si sono detti appena il 27% degli intervistati.
Durante le proteste dei giorni scorsi, alcuni giornalisti hanno subito pressioni, minacce e violenze fisiche. Altri operatori dell'informazione hanno riportato gli eventi facendo gli interessi di singoli politici, invece che mettersi al servizio dei cittadini. Lo denuncia l'Associazione dei giornalisti della Bosnia Erzegovina
Di multe, nella vita, capita di prenderne. E una sanzione di 600 lei, 130 euro circa, non getta certo nello sconforto chi, di mestiere, fa il presidente della Romania. Eppure, la contravvenzione vistasi recapitare lunedì scorso da Traian Băsescu va al di là del suo puro significato economico.
A due anni dagli ultimi incontri bilaterali, ripartono oggi a Cipro i negoziati per la riunificazione dell'isola, divisa dal 1974 tra le comunità greco-cipriota e turco cipriota. Ad incontrarsi, in un aeroporto dismesso nella buffer-zone controllata dall'ONU, saranno Nicos Anastasiades, presidente della Repubblica di Cipro e Derviş Eroğlu, leader della Repubblica turca di Cipro nord, riconosciuta soltanto da Ankara.
Con una maggioranza schiacciante (486 voti a favore, 55 contro e 29 astensioni), lo scorso sei febbraio il Parlamento Europeo (PE) ha approvato una risoluzione sul “progress report” sulla repubblica di Macedonia (FYROM).
Cosa c’entra il Parlamento europeo con le proteste in Bosnia Erzegovina di questi giorni? A ben guardare non molto. Tuttavia c’è qualcuno che, commentando le proteste in corso nel paese, ha posto l’accento su una curiosa coincidenza temporale.