L'ingresso della nuova moneta in Serbia ha portato con sé la diffidenza dei cittadini rispetto alla moneta dell'UE, l'idea di un avvicinamento all'Unione Europea, l'Euro come uno strumento politico (testo in inglese).
Nel momento in cui si deve dire addio al "vecchio" marco che va in pensione, serpeggia un po' di timore tra la gente, perché il marco è sempre stato un simbolo di progresso, di certezza economica
Disordini sociali dopo la decisione di liquidare i quattro istituti di credito. Parte con oggi il programma sociale per la riqualificazione e la liquidazione dei dipendenti.
Il problema più sentito consiste semmai nel rapporto di cambio della valuta nazionale con le altre valute stabili, come il dollaro americano, il franco svizzero o appunto l'euro.
L'anno nuovo in Serbia ha fatto il suo ingresso con la liquididazione di quattro dei maggiori istituti di credito del paese. In gioco ci sono 8.500 posti di lavoro.
Nello scorso ottobre erano iniziati gli scioperi nell'intera Bosnia Erzegovina. Ora si è arrivati alla negoziazione di un nuovo contratto collettivo. Aumenti in busta paga ed altre novità.
L'EURO non porterà grandi novità solo in Italia e negli altri Paesi che aderiscono alla moneta unica. Molto sarà diverso anche nei Balcani che si dovranno distaccare dall'"amato" marco tedesco.
Questo report dell'ICG fornisce uno sguardo "istituzionale" ma interessanti su una questione di fondamentale importanza non solo per la regione kossovara ma per l'intero sud est Europa: quale relazione tra sviluppo economico e pacificazione dei territori?
A Kraljevo un seminario su "Globalizzazione e Balcani". Promotori il network italiano a sostegno dell'ADL di Nis e l'associazione giovanile DRK. Per parlare nei Balcani di globalizzazione e per non dimenticare i Balcani parlando di globalizzazione.
La disastrosa situazione economica della Republika Srpska, l'alto tasso di disoccupazione e un sindacato spesso inesistente e corrotto. Difficili condizioni di vita che trovano sfogo nella costante presenza dell'economia grigia.
In Croazia non sembrano diminuire le importazioni di prodotti agricoli. Il settore agricolo è in ginocchio, i costi di produzione troppo alti non solo per competere sui mercati internazionali ma anche per vendere sul mercato interno.
I vecchi schemi di miloseviciana memoria, la difficile ripresa politica ed economica, lo sfruttamento dei disagi sociali per coprire le inadempienze del potere. Branislav Canak si sofferma sui nodi irrisolti e sulle tensioni in atto in FRY.
Uno sguardo alle condizioni di vita dei cittadini della Serbia: differenze tra Sud e Nord del paese, alto costo della vita e bassi salari, la fiacchezza del governo e i numerosi scioperi in atto, anticipazioni di un bollente inverno nel cuore dei Balcani.
Cittadini, lavoratori e pensionati bosniaci in balia di una riforma sociale che stenta a garantire il minimo indispensabile. Alcune riflessioni su un sistema sociale tutt'altro che accettabile.
Secondo il quotidiano Vjesnik (6.12) non vi sarebbero più ostacoli alla realizzazione del piano DruzbAdria, che prevede un oleodotto che trasporti petrolio dalla regione russa di Samara al porto di Omisalj, nei pressi di Fiume, in Croazia. Questo fatto dovrebbe segnare anche l'inizio della privatizzazione del monopolio petrolifero nazionale INA. Si prevede infatti anche una partecipazione importante di capitale russo.
Sembra stia per partire anche la privatizzazione di un altro grande monopolio statale: la HEP che si occupa di produzione e distribuzione di energia elettrica. Il viceprimo ministro Goran Granic ha dichiarato a proposito che nessun soggetto potra' disporre di più del 10% della proprieta' di HEP (Slobodna Dalmacija, 8.12). Dal parlamento croato, Sabor, arrivano intanto informazioni (non troppo positive) sull'andamento economico del Paese: circa ventimila imprese croate si trovano ai limiti della bancarotta. Unica notizia positiva dal produttore nazionale di latte Lura: i prezzi dei suoi prodotti infatti diminuiranno in media del 5% (Vecernji list, 6.12).
Zavidovici, cittadina della Bosnia Erzegovina sconvolta dalla guerra cerca una sua rinascita, anche e soprattutto tramite le relazioni tra comunità e la cooperazione decentrata. E perchè no, anche il turismo.
41% di disoccupazione in Republika Srpska. E la maggior parte delle persone che hanno un lavoro sono occupate nel settore pubblico o in attività commerciali.
Arriva l'inverno ed i Balcani sono in sciopero. Delusioni in Serbia rispetto al nuovo governo, difficoltà in una Bosnia ancora dipendente dagli aiuti internazionali. Uno sguardo sui fatti della settimana.
Ancora il 50% delle piccole imprese da privatizzare. Solo quattro delle più grandi privatizzate. Non senza scandali. Nei prossimi mesi la vendita dei due colossi JPPTT BiH (poste e comunicazioni ed Electroprivreda (elettricità).
Ambiguità in Bosnia sulle privatizzazioni della FDS, manifattura tabacchi di Sarajevo. Il suo direttore, Nijaz Durakovi indaga in merito, ma riceve minacce.
L'Anititrust croato ha dato il proprio assenso all'acquisto, da parte di Unicredito-Allianz, della Zagrebacka Banka, il primo istituto bancario del Paese. Il via libera è arrivato dopo una riunione dell'Antitrust con i rappresentanti della Banca centrale croata. Si è considerato che la nuova proposta di Unicredito, la seconda in ordine di tempi, dia garanzie sufficienti anche perché Unicredito si è impegnata a cedere in tempi ragionevoli la Splitka Banka, terzo istituto del Paese. La risposta positiva dell'Antitrust arriva dopo una primo esito negativo. Nel maggio scorso le autorità croate avevano infatti ritenuto che l'acquisto della Zagrebacka avrebbe causato troppa concentrazione nel settore bancario croato. L'Osservatorio sui Balcani aveva già pubblicato, nel giugno 2001, un interessante approfondimento sulla questione "Zagrebacka" firmato da Aleksandra-Sasa Sucur.
I professori e gli assistenti di tre Facoltà dell'Università di Nis sono da oggi in sciopero. Le motivazioni alla base della protesta sono state annunciate già alcuni giorni fa dal Sindacato Indipendente di Nis che ha denunciato la "situazione contrattuale umiliante" alla quale sono costretti attualmente professori ed assistenti. "E' inaccettabile che gli assistenti universitari percepiscano stipendi inferiori a quelli di professori ed insegnati delle scuole elementari e superiori. E' anche inaccettabile che il rapporto tra il salario di un lavoratore manuale non specializzato ed un professore all'apice della carriera sia di 1: 2,44. Come non è giusto - denuncia il sindacato- che vi siano notevoli diseguaglianze tra il livello salariale di posizioni statali equivalenti". Non certo senza sarcasmo il Prof. Radoslav Dimitrijevic, a capo del Sindacato Indipendente, si chiede se sia equa la disparità tra il loro salario e quello percepito dai parlamentari (700 dinari il primo, 1700 il secondo). "Crede forse qualcuno che il lavoro dei parlamentari sia più pesante di quello dei professori universitari?" ha aggiunto alludendo all'inefficienza del Parlamento serbo.
Anche gli studenti hanno annunciato futuri scioperi insoddisfatti delle risposte negative di molte Facoltà ad alcune loro richieste, tra le quali la diminuzione degli esami obbligatori per l'iscrizione dal primo al secondo anno di studi. La situazione è quindi attualmente molto confusa all'Università di Nis. Sia professori che studenti contestano a Governo e Parlamento di non essere stati in grado di approvare una nuova legge sull'Università. In Serbia vige ancora quella approvata nel 1998 dal regime di Milosevic che rappresentò la definitiva repressione nei confronti del mondo universitario dissidente.