Domenica 29 maggio, in occasione dell'anniversario dell'uccisione di tre volontari di Brescia e Cremona avvenuta in Bosnia centrale nel 1993, l'Associazione per l'Ambasciata della democrazia locale a Zavidovići onlus (ADL Zavidovići) organizza un evento pubblico dal titolo "Le attualità di un eccidio. Le ragioni per continuare l'impegno di solidarietà".
Alcune soluzioni tecnologiche, come app o mappe online, diventano strumento di supporto e aiuto per i rifugiati e per gli operatori umanitari impegnati nella crisi
Dalla mezzanotte di ieri, la Slovenia non permette più il transito attraverso il paese a migranti privi di un valido documento di viaggio, ovvero di un passaporto con visto Schengen.
Per contrastare la sempre più diffusa violazione dei diritti e della dignità dei rifugiati e la loro discriminazione, sabato 27 febbraio 2016 si terrà la Marcia Europea per i Diritti dei Rifugiati “Safe Passage Now!”.
Le nuove linee guida approvate giovedì scorso a Zagabria dai responsabili delle polizie dei paesi balcanici hanno avuto come conseguenza, negli ultimi giorni, una forte contrazione del numero di migranti che hanno attraversato il confine nel sud della Macedonia.
Sono morte congelate nella neve nei pressi dalla cittadina di Malko Tarnovo, poco dopo aver attraversato il confine tra Turchia e Bulgaria. Una donna e una ragazza di forse quindici anni, probabilmente afgane, sono state rintracciate – quando già era troppo tardi – da pattuglie della polizia di frontiera bulgara nel tardo pomeriggio di sabato 6 febbraio.
Nonostante le proibitive condizioni meterologiche, con temperature che da giorni restano di molti gradi sotto lo zero, migliaia di migranti, rifugiati e richiedenti asilo continuano a percorrere la cosiddetta “rotta balcanica” che corre attraverso la penisola, nel tentativo di raggiungere l'Europa centro-settentrionale.
“Abbiamo visto la macchina della polizia e abbiamo cominciato a correre. Un ragazzo ha urlato e quando ci siamo girati abbiamo visto il cane che lo mordeva, trascinandolo per almeno 15 metri. Poi sono arrivati otto poliziotti, che hanno iniziato a picchiarlo […]. Poi un altro poliziotto mi ha colpito sulla testa col calcio della pistola. Sanguinavo copiosamente […]. Ci hanno preso due telefonini, i soldi e le scarpe nuove. Poi ci hanno trasportato fino al confine, e a forza di bastonate ci hanno fatto riattraversare il confine con la Turchia”.
Alla politica di apertura verso i rifugiati siriani, la Germania affianca oggi un atteggiamento severo nei confronti dei richiedenti asilo che vengono dai Balcani. Nuove e stringenti norme, approvate di recente da Berlino, potrebbero portare al rimpatrio forzato per decine di migliaia di “balcanici” arrivati in Germania in cerca di una nuova vita.
L’Alto commissario per i rifugiati delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha sollevato pesanti accuse nei confronti dell’Unione europea dopo il fallimento del Consiglio dei ministri degli Interni degli stati membri dello scorso lunedì. Guterres è stato lapidario: “In Europa regnano confusione e caos”.
Il 15 settembre rischia di essere ricordato come l'ennesima data drammatica per i profughi che stanno attraversando i Balcani per raggiungere i paesi dell'Ue.
Un miliardo di euro di aiuti dall'Unione europea. Questa, secondo il governo ad-interim greco, la somma di cui Atene avrebbe bisogno per fronteggiare la crisi rifugiati e richiedenti asilo nel paese. Lo ha dichiarato il ministro dell'Economia Nikos Christodoulakis, aggiungendo, però che le speranze di ricevere un aiuto di tali proporzioni sono piuttosto scarse.
Con i due arresti effettuati ieri 1 settembre in Bulgaria ed Ungheria, è salito a sette il numero di sospetti fermati per traffico di persone in relazione alla morte di 71 persone, probabilmente rifugiati siriani, i cui cadaveri sono stati rinvenuti lo scorso 27 agosto in un camion abbandonato in Austria lungo l'autostrada A4, non lontano dalla capitale Vienna.
Le immagini delle scorse settimane dal confine greco-macedone hanno riportato la “rotta balcanica”, utilizzata da decine di migliaia di persone – soprattutto rifugiati e richiedenti asilo in fuga da Siria, Afganistan, Iraq – al centro dell'attenzione internazionale.
Le autorità della Serbia hanno allestito un nuovo campo profughi temporaneo al confine con la Macedonia, a seguito del grande afflusso di rifugiati avvenuto durante il fine settimana.
Le autorità macedoni hanno proclamato ieri lo stato d'emergenza a seguito dell'intensificarsi del numero di migranti che, provenienti dalla Grecia, passano attraverso il paese nella loro rotta verso l'Ue.
Per il momento si parla di fase “sperimentale”: poche centinaia di metri di rete e filo spinato. Il primo passo però è compiuto e – di fatto – lunedì 13 luglio l'Ungheria ha cominciato a costruire l'annunciata barriera “anti-migranti” sul confine con la Serbia.
“Serbia e Macedonia sono diventate il canale in cui convogliare l'ondata di rifugiati che in UE nessuno sembra voler accogliere”. Sono parole dure, quelle con cui Gauri van Gulik, vice-direttore di Amnesty International per l'Europa e l'Asia centrale descrive la situazione sempre più preoccupante nei Balcani occidentali.
35.712. Questo è il numero – fornito dal ministro degli Interni Nebojša Stefanović - delle persone che hanno richiesto asilo in Serbia nei primi sei mesi del 2015. Principali paesi di origine la Siria, l'Afghanistan, la Somalia e l'Iraq. Sono invece più di 20mila i migranti e richiedenti asilo fermati alle frontiere e rispediti indietro.
In questi mesi la Macedonia sta diventando sempre più centrale quale terra di transito per i migranti che tentano di raggiungere i paesi ricchi dell'Unione europea attraverso la cosiddetta “rotta balcanica”.
A fine 2013, quando la crisi provocata dal massiccio arrivo di profughi siriani in Bulgaria raggiunse il suo apice, il governo di Sofia annunciò la costruzione di una “barriera tecnica” di trenta chilometri al confine con la Turchia, come strumento di contenimento e controllo dei flussi migratori.
Il 5 dicembre scorso i ministri degli Interni dell'UE hanno adottato la tanto temuta “clausola di sospensione” per quanto riguarda il regime di visti liberalizzati nei confronti di paesi terzi. Quest'ultima potrà essere applicata già tra poche settimane.
In questi giorni tristi in cui si allineano le bare delle persone naufragate a Lampedusa, riprendo tra le mani un libro per ricercare una poesia di Abdulla Goran.
Non è bastata la riunione d'urgenza convocata lunedì scorso dal premier e leader dei conservatori greci Antonis Samaras a sanare la spaccatura nella maggioranza di governo sul progetto di legge per contrastare razzismo e xenofobia.
Il numero dei profughi siriani potrebbe raddoppiare o triplicare entro il 2013 se l'aumento del flusso continuerà a mantenere il tasso attuale. Lo ha detto l'alto Commissario dell'Onu per i rifugiati, Antonio Guterres.
Gli ultimi dati sulle rimesse di chi emigra per lavoro dalla Moldavia parlano chiaro: due terzi delle rimesse arrivano dalla Russia, solo una piccola parte dall’UE.