Le cittadine e i cittadini della Serbia hanno iniziato il nuovo anno con l’ennesimo scandalo. Oggetto di supposte intercettazioni illegali sarebbe stato il presidente Aleksandar Vučić, il quale ha subito puntato il dito contro “un soggetto esterno”
Sono sempre meno i professori e gli studenti universitari in Bosnia Erzegovina: molti di loro se ne stanno infatti andando all'estero. Ciononostante le nuove generazioni hanno sempre più coscienza del loro potere di cambiare le cose. Un reportage da Banja Luka e Sarajevo
Sono due le modalità prevalenti con cui si parla di rifugiati siriani sui media in Turchia: li si raffigura come "ospiti da aiutare" - sottolineando così la superiorità morale sull'Europa - oppure come una "minaccia", sottolineandone l'estraneità dall’identità socio-culturale del paese. In ogni caso alto è il livello di disinformazione
La figura del poeta Vasyl’ Stus è da mesi in Ucraina al centro della polemica politica. Una monografia a lui dedicata è stata posta sotto sequestro da un tribunale di Kiev. Ma chi era e perché se ne è tornato a discutere? Ci aiuta a capirlo Alessandro Achilli, intervistato da Martina Napolitano
Il 2021 per la Macedonia del nord dovrebbe essere l’anno del nuovo censimento generale, dopo il fallimento di quello del 2011. Molte questioni restano però irrisolte: a preoccupare soprattutto l’inclusione degli emigrati e il delicato capitolo degli equilibri etnici
Dopo 12 anni senza voto, a Mostar domenica si è tornati alle urne per le amministrative. Si sono riaffermati i partiti etno-nazionali HDZ e SDA ma gli elettori hanno gettato anche i semi di una possibile alternativa
Nelle ultime tre settimane la Commissione europea ha annunciato nuovi atti e strategie, tra cui il Piano d'azione per la democrazia europea, la Legge sui mercati digitali e la Strategia UE per la sicurezza informatica. Le preoccupazioni in merito all'interferenza straniera sulle democrazie Ue sta portando a risposte che vanno nella giusta direzione
Se diagnosticare i numerosi sintomi nel loro insieme appare semplice, individuare l'origine primaria della stagnazione post-Dayton e avanzare la soluzione corrispondente non lo è affatto. Cosa, oggi in Bosnia Erzegovina, non funziona e perché?
Sono passati dodici anni dall’ultima volta che si è votato a Mostar, Bosnia Erzegovina, per le amministrative. Ora si tornerà finalmente alle urne domenica 20 dicembre.
Ad un quarto di secolo dalla fine della guerra in Bosnia Erzegovina, il paese è ancora ostaggio di élite politiche nazionaliste. Ora spetta ai cittadini ridiventare protagonisti. Il commento della Commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa
L'8 dicembre scorso Klodian Rasha, 25 anni, è stato ucciso da un agente di polizia. Da allora sono scesi in piazza i giovani di Tirana e ci sono stati violenti scontri con la polizia. L'omicidio, per quanto tragico possa essere, è sufficiente a spiegare questa esplosione di rabbia? Un editoriale
25 anni fa l’Accordo di Dayton pose fine alla guerra in Bosnia Erzegovina. Fu un accordo di pace e non volto a costituire uno stato. Oggi fare appello a Dayton è diventato un modo per frenare lo sviluppo del paese e l'integrazione europea. La nuova amministrazione americana potrebbe però fare la differenza
Come spesso capita, per illustrare i risultati delle elezioni parlamentari tenutesi lo scorso 6 dicembre in Romania, molti media hanno utilizzato mappe descrittive del voto colorando le diverse regioni con la tinta corrispondente al partito più votato in ciascuna. È un buon modo per mostrare i risultati nei paesi dove si vota con un sistema maggioritario puro, ma in Romania invece si usa un sistema elettorale proporzionale.
Dopo la guerra in Bosnia Erzegovina si è arrivati ad una giustizia socio-economica? Secondo l'analisi della politologa Daniela Lai ne siamo molto lontani e parte della responsabilità è della comunità internazionale. Un'intervista
Finalmente il parlamento montenegrino ha votato la fiducia al nuovo governo guidato da Zdravko Krivokapić, a 4 mesi dalle elezioni legislative che hanno portato alla sconfitta i socialdemocratici (Dps) di Milo Đukanović, al potere da quasi trent’anni. L'approfondimento di Francesco Martino di OBCT alla trasmissione "Mondo" (11 dicembre 2020)
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In Italia, come in altri paesi europei, non esiste sostanzialmente un'iniziativa strutturata volta ad aumentare la cybersecurity degli attori chiave del nostro sistema democratico. Sono necessarie nuove misure che non comportino una crescente dipendenza da un numero limitato di aziende tecnologiche: la sicurezza informatica in politica non può esistere indipendentemente dalla politica
“Sono uno di voi, una persone come tante. Un uomo di famiglia, concentrato sulla mia professione, secondo alcuni anche troppo”. Così si era presentato agli elettori, durante la campagna elettorale dell'estate scorsa, Zdravko Krivokapić, il professore e ingegnere meccanico di Nikšić che – a 62 anni – è passato da perfetto sconosciuto a primo premier del Montenegro post-Đukanović.
Con un'affluenza al voto anemica, attorno al 30%, i socialdemocratici - nonostante le previsioni che li davano in caduta libera - si sono confermati ieri primo partito nel paese. Seguono PNL, USR-Plus e gli ultranazionalisti di AUR
L'ultima è stata una legislatura travagliata, con l'avvicendamento di quattro governi. La prossima dovrà affrontare una situazione economica e sociale resa precaria dalla pandemia. Favorito il PNL, partito nazional-liberale, che dovrà però probabilmente cercare partner di governo
In Romania il Partito Nazionale Liberale governa da un anno pur non avendo la maggioranza parlamentare, motivo per cui ha spinto per le elezioni che si terranno il prossimo 6 dicembre. Nonostante il paese sia fortemente colpito dalla seconda ondata di Covid-19. Un'intervista a Florin Poenaru, professore di sociologia e antropologia all'Università di Bucarest
Dopo una prima fase relativamente tranquilla, la Bulgaria fa oggi i conti con un'impennata dei casi di COVID-19 che ha portato il paese in cima alle classifiche di mortalità da coronavirus. Tra polemiche e indecisione, il governo ha deciso ora di imporre un nuovo "lockdown morbido"
Col veto all'apertura dei negoziati per l'adesione all'UE della Macedonia del Nord, il governo bulgaro gioca la carta nazionalista soprattutto per ragioni contingenti di politica interna. Le conseguenze, però, rischiano di essere pesanti nel medio e lungo periodo
Il 21 novembre scorso si sono chiusi anche i ballottaggi per i seggi uninominali delle politiche georgiane. Sogno Georgiano perde seggi per effetto della nuova legge ma mantiene un'ampia maggioranza. L'opposizione continua a rifiutare la legittimità del voto
A 25 anni degli accordi di Dayton, alle ultime elezioni locali, i partiti nazionalisti hanno perso consenso in alcune città chiave. Dove sta andando la Bosnia Erzegovina? Gli interventi di Marija Runić, docente di filologia a Banja Luka e attivista, Azra Nuhefendić scrittrice e giornalista oltre che collaboratrice di OBCT e Giorgio Fruscione di ISPI (24 novembre 2020)
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L'esito delle elezioni amministrative in Bosnia Erzegovina del 15 novembre scorso ridisegna in parte il potere politico delle principali città, come Sarajevo e Banja Luka, e apre le porte alla speranza che possa avvenire, finalmente, un cambiamento sostanziale
Ricorre in questo periodo il venticinquennale dell'Accordo di Dayton con il quale si pose fine alla guerra in Bosnia Erzegovina. Quell'accordo fu un successo? Secondo alcuni analisti sì, ha evitato per questo quarto di secolo che ci fosse la guerra. Ciò non significa però che la Bosnia stessa sia un paese di successo
In Macedonia del nord, le istituzioni garantiscono quote etniche nella pubblica amministrazione: un principio che però ha avuto anche ricadute negative e gonfiato il numero degli impiegati nel settore pubblico, che spesso non si recano neanche al lavoro
Dopo aver mostrato il suo sostegno precipitoso e incondizionato a Donald Trump, il primo ministro sloveno sta accorrendo ora in sostegno di Ungheria e Polonia, che rifiutano ogni controllo dello stato di diritto e che stanno bloccando il bilancio comunitario e il piano di rilancio europeo
Più intensa della prima, la seconda ondata di Covid 19 viene affrontata dal governo serbo con meno restrizioni di quelle assunte la scorsa primavera. I motivi di questa scelta non sono solo economici ma soprattutto politici