Nuovi attori politici, in Armenia e Georgia, contendono la legittimità internazionale agli avversari di fronte al Partito Popolare Europeo. Il maggiore gruppo politico di Bruxelles, tuttavia, non sembra avere una chiara politica per i paesi ai confini dell'Unione
Polso, unità e convinzione. L'UE non dovrebbe essere ambigua rispetto alla imminente tornata elettorale in Albania. Gli standard democratici vanno rispettati. E' importante per i cittadini albanesi, è importante per l'Europa intera. Un'intervista a Gerald Knaus, direttore dell'ESI
Campagne in Germania, ma anche in Olanda e Austria, contro l'arrivo di lavoratori da Bulgaria e Romania. Dal 2014 i cittadini bulgari e romeni potranno infatti spostarsi liberamente per lavorare nei paesi dell'Unione. Da Sofia, Francesco Martino di Obc ne parla ai microfoni di AMISnet (7 maggio 2013)
Update Required
To play the media you will need to either update your browser to a recent version or update your Flash plugin.
Il think tank ESI non ha dubbi. Le elezioni politiche di giugno in Albania saranno cruciali per la democrazia nel paese e per il suo percorso europeo. E purtroppo non ci sono molti motivi per essere ottimisti. La nostra traduzione del recente paper di ESI
C'è chi la voleva già scomparsa, sommersa dalla crisi che attanaglia molti dei paesi che l'hanno adottata poco più di dieci anni fa. La moneta unica europea, però, nel bene e nel male si è rivelata più longeva di quanto alcuni pronosticassero e, da inizio maggio, ha introdotto una novità: la denominazione in cirillico.
Secondo i primi dati 2013 di Frontex, il 51% dei migranti irregolari che entrano in Europa passano attraverso il fiume Evros tra Turchia e Grecia. Qual è l'atteggiamento politico e dell'opinione pubblica turca rispetto ai migranti? Alberto Tetta (Obc) ai microfoni della trasmissione "Passpartù" di AMISnet (29 aprile 2013)
Update Required
To play the media you will need to either update your browser to a recent version or update your Flash plugin.
Lo scorso 17 aprile i premier di Serbia e Kosovo hanno firmato a Bruxelles un accordo "storico". Un'importante passo verso la normalizzazione delle relazioni tra i due paesi. Ne parla Matteo Tacconi, collaboratore di Obc, ai microfoni di Radio 24 - L'Altra Europa (20 aprile 2013)
Update Required
To play the media you will need to either update your browser to a recent version or update your Flash plugin.
La vera sfida dell'accordo Pristina-Belgrado della scorsa settimana è ora la sua implementazione. Molte le voci contro il compromesso che si sono alzate in Kosovo e non solo tra la comunità serba. Ma nonostante tutto, sembra esservi la convinzione politica per andare avanti
Un successo della diplomazia europea e l'unica scelta pragmatica che Belgrado e Pristina potevano fare. E ora? Serve dar spazio a relazioni e cooperazioni transfrontaliere, dinamiche, multilivello. Non solo tra Kosovo e Serbia, ma in tutta Europa, per rilanciare un progetto sull'orlo del baratro
Lo scorso venerdì a Bruxelles, è stato firmato dal premier serbo Ivica Dačić e dal collega kosovaro Hashim Thaci uno storico accordo che apre un nuovo capitolo delle relazioni tra Serbia e Kosovo. Viene illustrato da Andrea Rossini (Obc) ai microfoni di Radio Onda d'Urto (22 aprile 2013)
Update Required
To play the media you will need to either update your browser to a recent version or update your Flash plugin.
L'ultima trasmissione del ciclo di speciali di Passaggio a Sud Est, parte del progetto "Racconta l'Europa all'Europa", è dedicata al presente e al futuro del processo di integrazione europea dei Balcani occidentali e della Turchia (19 aprile 2013)
Update Required
To play the media you will need to either update your browser to a recent version or update your Flash plugin.
L'accordo raggiunto venerdì tra Serbia e Kosovo è un passo fondamentale. Per la Serbia, perché cade il principale ostacolo all'integrazione europea, per il Kosovo, che può concentrarsi sulla qualità delle proprie istituzioni e per l'Ue, che segna un importante successo. Il commento di Andrea Lorenzo Capussela
Con la firma lo scorso venerdì dello storico accordo tra Belgrado e Pristina si apre un nuovo capitolo delle relazioni tra Serbia e Kosovo. E la Serbia otterrà la data di avvio dei negoziati con l’Ue il prossimo giugno
Secondo l'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, nel periodo tra il 1991 e il 1995 i serbi che lasciarono la Croazia furono almeno300.000 .
Dopo 14 ore di negoziati a Bruxelles i primi ministri di Kosovo e Serbia, Hashim Thaçi e Ivica Dačić, se ne sono ritornati a casa un'altra volta senza accordo. Belgrado e Pristina si rimandano la responsabilità del fallimento.
Scarsa affluenza dei cittadini croati alle loro prime elezioni per il Parlamento europeo. Elezioni che segnano però la vittoria di misura dell’opposizione che manda a Strasburgo una deputata xenofoba ed euroscettica
E' costantemente sui media internazionali, tacciata come una delle possibili economie Euro a rischio. Stefano Lusa, di Radio Capodistria e corrispondente OBC, fa il quadro della situazione economica slovena ai microfoni di Radio Popolare (11 aprile 2013)
Update Required
To play the media you will need to either update your browser to a recent version or update your Flash plugin.
“Non possiamo accettare questo accordo, ma vogliamo riaprire subito i negoziati con Pristina”. Il governo serbo, per voce del premier Ivica Dačić, ha rigettato ieri la proposta di accordo sulla normalizzazione dei rapporti con il Kosovo mediata dall'Alto rappresentante UE per gli Affari Esteri Catherine Ashton.
Il partito del premier Nikola Gruevski ha vinto le amministrative dello scorso 24 marzo. L'opposizione social-democratica pensa alla sostituzione del leader Crvenkovski. Elezioni corrette, ma lo stato della democrazia macedone resta precario
Concluso a Bruxelles l’ottavo round di negoziati tra Pristina e Belgrado. Quest’ultima ne esce pesantemente sconfitta. Nessun accordo è stato trovato tra le due delegazioni. Ora il governo serbo è in difficoltà
Martedì 2 aprile il parlamento sloveno ha ratificato l'accordo di associazione all'Ue per la Croazia. Era lo scoglio più duro da superare per Zagabria in vista dell'ingresso del prossimo primo luglio. L'analisi del nostro corrispondente
La crisi che scuote Cipro sta facendo crollare un'economia che nei decenni scorsi ha costruito le proprie fortune sul settore finanziario. Un "paradiso fiscale" che ha attirato denaro anche dagli affari sporchi che hanno accompagnato le guerre jugoslave. Un commento di Michele Nardelli
“Il divario tra le parti è ora molto stretto, ma resta profondo”. Questa l'istantanea dell'ottavo e inconclusivo round di negoziati sulla normalizzazione delle relazioni bilaterali tra Serbia e Kosovo fatta da Cahterine Ashton, Alto rappresentante UE per gli Affari Esteri.
Le banche greco-cipriote sono nuovamente aperte al pubblico. Un nuovo accordo è stato raggiunto fra la Repubblica di Cipro e la troika a Bruxelles domenica scorsa, ma la condizione d’incertezza permane
La proposta di salvataggio europea prevedeva l'imposizione di un prelievo forzoso dai depositi bancari. Ed è stata rigettata dal parlamento della Repubblica di Cipro. La corsa dei cittadini a ritirare i soldi dai propri conti bancari e il rischio di fuga dei capitali stranieri stanno bloccando il paese. Alcuni scenari possibili di uscita dalla crisi
Si incontrano oggi per la settima volta a Bruxelles le delegazioni di Pristina e Belgrado, guidate dai rispettivi premier Hashim Thaçi e Ivica Dačić. Obiettivo: giungere ad un accordo di normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo.
Era un vero leader, che affrontava i problemi prima che questi si facessero avanti, senza più soluzioni. Un leader che credeva nella sua Serbia e nell'intera regione dei Balcani. Il commento di Ivan Vejvoda, a ricordo della sua scomparsa
Il primo luglio la Croazia diventerà il ventottesimo paese membro dell'Unione Europea. Mentre Zagabria sta lavorando per presentarsi preparata all'esame, la Bosnia Erzegovina rischia di essere gravemente danneggiata dall'ingresso nel mercato unico europeo di uno tra i suoi più importanti partner commerciali
"Qui il tempo è pessimo". "Venite da noi allora!". Botta e risposta all'insegna dello humor tra Gran Bretagna e Romania. Ma la questione è maledettamente seria e riguarda la libertà di circolazione in seno all'Ue. Abbiamo incontrato il ministro degli Esteri rumeno Titus Corlatean