“Gotovina out, Sanader in”. Così ha twittato il giornalista dell’Economist Tim Judah appena avuta la notizia della sentenza in primo grado per l’ex premier croato Ivo Sanader. Sì, perché in Croazia ancora non si erano spenti i riflettori per la recente e sorprendente assoluzione all’Aja del generale Gotovina che già i media stanno virando sul caso Sanader.
Ingiusta, scandalosa, politicamente motivata. L’assoluzione di Gotovina e Markač da parte del Tribunale penale internazionale provoca l’indignazione della leadership serba e di gran parte dell’opinione pubblica del paese
La liberazione in appello dei generali croati Gotovina e Marakač, accusati dal TPI dell’Aja di crimini di guerra, ha innescato in Croazia un’euforia collettiva. I crimini dell’operazione Oluja restano però senza colpevoli
“Cento parlamentari indagati devono votare la legge anti-corruzione? Sarebbe come chiedere a Giovanna d'Arco di andare a far legna per il falò”. Una battuta pronunciata in Italia, dal noto comico Maurizio Crozza, è probabilmente il miglior commento alla vicenda che, in Grecia, ha portato ieri all'arresto del giornalista investigativo Kostas Vaxevanis.
"Mi chiamo Radovan Karadžić, di professione sono medico, psichiatra, psicoterapeuta e letterato". In completo blu scuro, cravatta a righe azzurre-bianche e blu, camicia bianca, occhiali color corno e decisamente più in carne di quando venne arrestato, il 22 luglio del 2008 dopo 13 anni di latitanza.
Giacomo Scotti è stato il primo a rivelare agli italiani l'esistenza di Goli Otok, il gulag titino in mezzo al mare Adriatico, simbolo di un "arcipelago concentrazionario" nel quale sono stati deportati tra il 1949 e il 1955 migliaia di oppositori al regime del Maresciallo. Da allora Scotti non ha mai smesso di scavare alla ricerca di nuove e più approfondite verità. Una recensione. Riceviamo e volentieri pubblichiamo
365 imputati, tutti militari dell’esercito turco, accusati del tentato golpe del 2003, nome in codice “Martello”. Venerdì scorso la sentenza: 325 le condanne, tra cui alti ufficiali. In attesa dell'appello, c'è chi definisce il processo la "Norimberga turca" e chi solleva dubbi e critiche
In Macedonia il processo di confronto con il passato comunista del Paese si sta trasformando in una vera e propria macchina del fango. Pubblicate le liste degli ex collaboratori dei servizi segreti, sempre più esteso il numero di persone da controllare. Le ex spie, vere o presunte, sono immediatamente rimosse dagli incarichi pubblici. A rischio la privacy e i diritti civili
La nomina di Sedat Selim Ay, funzionario di polizia processato più volte per accuse di tortura e violenza sessuale negli anni '90, a nuovo vice-capo della sezione antiterrorismo della questura di Istanbul, ha sollevato polemiche e riportato in Turchia l'attenzione su una questione dolorosa e ancora aperta. Divergenze anche all'interno del partito di governo, l'AKP di Tayyip Erdoğan
Nel nord del paese sono frequenti i casi di vendetta di sangue. Uccisioni che avvengono nel nome del Kanun, la legge tradizionale, che però nei fatti non viene rispettata. E si spara anche sulle donne. Marjola Rukaj spiega perché il Kanun, la tradizione e Lek Dukagjini non siano le cause principali del problema, ma il suo sintomo
Il colpo di Stato militare del 12 settembre 1980 è uno dei periodi più tragici della Turchia contemporanea. Oggi i due generali golpisti superstiti Kenan Evren e Tahsin Şahinkaya sono alla sbarra, dopo che il referendum del 2010 li ha privati dell'immunità. Per il giornalista di Radikal İsmail Saymaz, però, le ferite aperte da quegli eventi sono lontane dall'essere rimarginate. Nostra intervista
La crisi economica in Europa riporta a galla animosità e diffidenza, soprattutto nei luoghi segnati dalle ferite della storia. Come Distomo, villaggio della Beozia occidentale, teatro nel 1944 di uno dei peggiori eccidi nazisti nella Grecia occupata. Qui le recriminazioni contro l'austerità voluta dalla Merkel si sfiorano, fino a toccarsi, con richieste di risarcimento mai soddisfatte. Un reportage
Nuova fase dello scontro tra il governo guidato da Saakashvili e il movimento d'opposizione del miliardario Bidzina Ivanishvili: ora si è passati alla confisca di antenne paraboliche. Sullo sfondo il controllo dei media televisivi in vista delle ormai imminenti elezioni politiche
20mila euro di risarcimento a testa, per sei “cancellati” che hanno fatto ricorso alla Corte europea per i diritti umani. Ma in Slovenia, più che porre l’accento sulla violazione dei diritti di queste persone si sta discutendo di quanto i cancellati costeranno alle casse dello stato
Lo scorso 12 aprile, l'uccisione di cinque persone sulle rive del lago di Smiljkovo, alla periferia di Skopje, ha fatto vacillare la coesione etnica della Macedonia. In carcere per l'accaduto vi sono ora cinque persone, accusate di far parte di un'organizzazione terrorista islamica. Una spiegazione che ha sorpreso il paese, lasciando molte domande ancora senza risposta
Secondo giorno del processo all'Aja per Ratko Mladić. Si parla di Srebrenica e fuori dall'aula le madri e mogli delle vittime ricordano il massacro. Ma dopo questa due giorni i lavori del tribunale sono già sospesi
Le madri di Srebrenica, una miriade di giornalisti, gli avvocati e l'accusa. Giustizia, dolore e informazione. Parte così il processo contro il generale serbo-bosniaco Ratko Mladić, accusato di genocidio e crimini contro l'umanità, presso il Tribunale penale dell'Aja. Un racconto da chi ha seguito l'intera giornata
L'apertura del processo a carico di Ratko Mladić rappresenta un successo del Tribunale dell'Aja. Il compito di fare i conti con il nostro recente passato non può tuttavia essere demandato ai soli giudici, in assenza di un intervento della politica e della società civile a livello europeo. Un commento
Inizia oggi all’Aja il processo a Ratko Mladić: l’ex capo dell’esercito serbo-bosniaco è chiamato a rispondere di genocidio, crimini contro l’umanità e violazione delle leggi e delle consuetudini di guerra
Noti in Turchia per le inchieste sullo "stato profondo", Ahmet Şık e Nedim Şener sono stati arrestati nel 2011, accusati di far parte dell'organizzazione golpista "Ergenekon" di cui hanno svelato i retroscena. Un caso divenuto simbolo dei lati meno trasparenti dell'inchiesta. Li abbiamo incontrati a Cipro, a poche settimane dalla loro scarcerazione
È stato nominato Capo di Stato maggiore lo scorso dicembre, ma è già sotto pressione. Un dossier pubblicato da Nataša Kandić accusa Ljubiša Diković di non aver impedito crimini di guerra commessi durante le operazioni avvenute sotto il suo comando in Kosovo
Una replica dello scrittore Diego Zandel ad un commento di Franco Juri che abbiamo recentemente pubblicato. L'ideologia, l'atteggiamento della dirigenza jugoslava, le foibe
La Procura della Bosnia Erzegovina ha archiviato l'inchiesta nei confronti di 14 indagati per i crimini avvenuti a Sarajevo nel maggio del 1992. Il caso però non è chiuso e, dopo i clamorosi fermi di Ejup Ganić e Jovan Divjak, continuerà ad alimentare polemiche. Il commento
Condannato dal Tribunale dell'Aja a 18 anni di carcere per crimini commessi a Mostar durante la guerra, Vinko Martinović è ritornato in città dopo aver usufruito di un rilevante sconto di pena. Il peso del passato sulle sponde della Neretva
20 anni fa un gruppo di paramilitari serbi distrusse un villaggio rom nella Bosnia orientale, facendo strage dei suoi abitanti. Sopravvisse un bambino, che oggi chiede giustizia per il proprio popolo di fronte alla Corte di Belgrado per i crimini di guerra. La storia di Zijo
L'11 gennaio i giudici Eulex hanno definitivamente accantonato le accuse di corruzione e abuso d'ufficio nei confronti dell'ex direttore della Banca centrale del Kosovo. Un caso che ha portato alla luce seri problemi nella gestione della giustizia da parte della missione europea. Le riflessioni di Andrea Lorenzo Capussela, già direttore dell'ufficio economico dell'ICO
L'arresto di otto bosniaci, accusati di crimini di guerra commessi nei confronti di civili serbi e croati a Sarajevo, e la loro sconcertante difesa da parte del mondo politico della capitale. I casi del campo di concentramento di Silos e della foiba di Kazani, la sconfitta di una Sarajevo senza Valter
Uno scandalo dai riflessi internazionali sconvolge il Montenegro. Gli USA hanno chiuso l’indagine sulla vendita della Telekom montenegrina all’ungherese Magyar Telekom, controllata della Deutsche Telekom, rilevando vari elementi di corruzione. Rispunta il nome di Đukanović