Non sono bastate undici ore di discussioni accese: alla fine, il parlamento del Kosovo non è riuscito ad adottare una mozione condivisa sul caso Haradinaj. Il leader politico dell'Alleanza per il Futuro del Kosovo (AAK) nonché ex-premier del Kosovo è stato fermato in Francia lo scorso 4 gennaio, a causa di una richiesta di arresto per crimini di guerra e contro l'umanità presentata dalla Serbia nel 2005.
Sia il centro-destra della VMRO dell'ex premier Nikola Gruevski che l'opposizione socialdemocratica guidata da Zoran Zaev hanno dichiarato vittoria ieri sera, in chiusura delle elezioni anticipate più delicate della storia democratica della Macedonia.
E' stato un vero e proprio trionfo per “Sogno georgiano” il ballottaggio dello scorso 30 ottobre con cui si sono chiuse le elezioni parlamentari in Georgia. Il partito di governo, fondato dal tycoon Bidzhina Ivanishvili ha conquistato ben 48 dei 50 seggi rimasti in lizza dopo il primo turno tenutosi l'8 ottobre.
L'attuale primo ministro Milo Đukanović, a capo del Partito democratico dei socialisti DPS, si è aggiudicato, alle elezioni politiche tenutesi sabato scorso 36 degli 81 seggi del parlamento a disposizione.
Nelle elezioni del 18 settembre per il nuovo parlamento russo, il partito del presidente Vladimir Putin, Russia Unita, si aggiudica la maggioranza dei seggi uninominali con oltre il 54% per cento dei voti.
“Il destino dell'Unione europea non si decide a Bruxelles, ma sulla frontiera bulgaro-turca”. Questo il messaggio lanciato dai premier di Bulgaria e Ungheria, Boyko Borisov e Viktor Orbán, che ieri hanno visitato congiuntamente il confine bulgaro-turco, ispezionando la barriera anti-migranti attualmente in fase di completamento.
Sembra sia la volta buona: dopo l'annullamento di due tornate elettorali anticipate, prima ad aprile e poi a giugno, i principali partiti macedoni hanno raggiunto l'accordo per le nuove elezioni, che dovrebbero tenersi il prossimo 11 dicembre.
Giovedì 21 luglio il parlamento albanese voterà le modifiche costituzionali riguardanti la riforma della giustizia volte a frenare la dilagante corruzione. In gioco non vi è solo l'avvio dei negoziati di adesione all'Ue, ma anche il futuro del paese.
Dario Fo, Premio Nobel per la Letteratura, è tra i firmatari dell'appello lanciato ieri dall'EGAM – European Grassroots Antiracist Movement “No alla banalizzazione dei discorsi revisionisti del governo croato”.
Mercoledì 11 maggio in Macedonia scadeva il termine ultimo per presentare le candidature per le elezioni anticipate del prossimo 5 giugno. Alla mezzanotte, però, soltanto la VMRO-DPMNE, partito di governo dell'ex premier Nikola Gruevski, aveva consegnato la lista che comprende 123 candidati.
In occasione delle festività della Pasqua ortodossa il Commissario europeo per l'allargamento Johannes Hahn avrebbe inviato ai leader dei quattro maggiori partiti politici in Macedonia una lettera nella quale si invita a riavviare il dialogo per trovare una soluzione di compromesso all'attuale crisi politica attraversata dal paese.
Il premier uscente Aleksandar Vučić l'ha definita una vittoria storica. Nonostante i toni trionfali però, secondo i dati forniti dalla Commissione elettorale serba (RIK) al 98.56% di seggi scrutinati, la coalizione guidata dal suo SNS ha ottenuto il 48,23% - e quindi una vittoria schiacciante - ma che si traduce in 27 seggi in meno in Parlamento rispetto alle elezioni del 2014.
Mercoledì scorso il parlamento di Skopje si è disciolto, aprendo definitivamente la strada per le annunciate elezioni anticipate, previste per il prossimo 5 giugno. L'atto finale di questa legislatura, però, lascia il paese ancora più spaccato. L'opposizione socialdemocratica (SDSM), guidata da Zoran Zaev e assente dall'aula, ha infatti annunciato che non parteciperà alle prossime consultazioni politiche.
In principio era la politica turca dei “zero problemi con i vicini”, la visione dell'allora ministro degli Esteri (ora premier) Ahmet Davutoğlu di uno spazio di collaborazione pacifica nel proprio estero vicino.
Passo indietro della VMRO di Nikola Gruevski ed elezioni posticipate al prossimo 5 giugno. E' questo il risultato di una giornata – l'ennesima – di forte tensione politica in Macedonia, terminata nella tarda serata di ieri con la decisione presa a larga maggioranza dal parlamento di Skopje.
La Bosnia Erzegovina ha presentato alle istituzioni europee la propria candidatura d'adesione all'UE questo lunedì 15 febbraio a Bruxelles. Un passo simbolico ma importante, annunciato lo scorso autunno nel solco del nuovo dinamismo ricercato da entrambe le parti nelle relazioni tra Sarajevo e Bruxelles, che erano troppo a lungo rimaste al palo.
Fahrudin Radončić, ex ministro della Sicurezza della Bosnia Erzegovina e attuale presidente dell'Unione per un Futuro Migliore (SBB), è stato arrestato lunedì a Sarajevo.
La Turchia ha infranto la libertà d'espressione, la libertà di assemblea, e il diritto a libere elezioni dei propri cittadini quando, nel 2009, ha messo al bando il partito di sinistra curdo DTP (Demokratik Toplum Partisi, Partito per una Società Democratica).
Il premier macedone Nikola Gruevski (VMRO-DPMNE) ha annunciato ieri di voler consegnare entro la giornata di oggi le proprie dimissioni nelle mani del presidente del parlamento di Skopje.
“Siamo pronti a prendere in considerazione la possibilità di cambiare il nome costituzionale del paese”. “Non ho mai pronunciato le parole in questione, le frasi pubblicate sono state estrapolate dal contesto in cui sono state pronunciate”.
Domenica 1 novembre si sono svolte in Azerbaijan le elezioni parlamentari. Nuovo Azerbaijan, il partito del presidente Ilham Aliyev, si è aggiudicato la maggioranza dei voti guadagnado 70 seggi su 125.
Erdoğan trionfa, l’AKP riconquista la maggioranza assoluta e potrà governare da solo la prossima legislatura. CHP stabile, perdono voti sia i nazionalisti dell’MHP che il partito filo curdo HDP
L'Alto rappresentante per la politica estera dell'UE Federica Mogherini e il premier kosovaro Isa Mustafa hanno firmato ieri a Bruxelles l'Accordo di Stabilizzazione e Associazione (ASA) tra Kosovo ed Unione europea.
“Sono convinta che in futuro sarà necessario costruire un qualche tipo di barriera o ostacolo fisico [alla frontiera]. Ma non affrettatevi a fare confronti con Srebrenica o con i campi di concentramento [...]. Mi piacerebbe evitarlo, ma non vedo in che altro modo sia possibile difendersi”.
La tornata elettorale per le politiche tenutasi ieri in Grecia ha visto una nuova vittoria di Alexis Tsipras e del movimento Syriza, che si sono aggiudicati il 35,5% dei voti e 145 seggi in parlamento.
"Nel paese c'è un presidente che ha il potere de facto, non è un presidente dal ruolo simbolico ... che lo si voglia o no, il sistema amministrativo della Turchia è cambiato. Ora, quello che si dovrebbe fare è di aggiornare questa situazione de facto all’interno del quadro giuridico della Costituzione".
In conflitto continuo con il presidente Klaus Johannis, dopo essere stato sconfitto alle presidenziali, ed in difficoltà con il suo stesso partito social-democratico, il premier romeno Victor Ponta sembra ora intenzionato a giocare la carta del nazionalismo per rilanciarsi.
Sembra sgonfiarsi l'iniziativa – voluta dal presidente della Republika Srpska Milorad Dodik ed approvata dal parlamento di Banja Luka lo scorso 16 luglio – di tenere un referendum sul sistema giudiziario e procura in Bosnia Erzegovina, accusati di lavorare “contro gli interessi della Srpska” e di occuparsi “soprattutto di indagare i serbi”.
“Sostenete o meno le leggi anti-costituzionali e non autorizzate imposte dall'Alto rappresentante internazionale in Bosnia (OHR), soprattutto relativamente ai Tribunali e all'Ufficio della procura in Bosnia Erzegovina?” E' questa la domanda a cui saranno chiamati a rispondere, entro settembre prossimo, gli elettori della Repubika Srpska, entità serba in Bosnia-Erzegovina.
E' stato approvato nella notte dal parlamento di Atene, con 229 voti a favore e 64 contrari, il primo pacchetto di riforme che Alexis Tsipras ha concordato a Bruxelles per evitare la "Grexit", l'uscita della Grecia dall'area euro e, potenzialmente, dall'Unione europea.