“Boyko Borisov, dove sei? Scendi in strada con noi!”. In una sera uggiosa di metà febbraio, la folla che ha circondato il parlamento di Sofia chiama il suo primo ministro. Ma l'invito scandito alla luce dei lampioni ha il suono della minaccia. E sembra segnare la fine di un ciclo politico, a pochi mesi dalle prossime elezioni generali.
Il primo turno delle elezioni presidenziali tenute ieri a Cipro non è stato sufficiente ad eleggere il nuovo capo dello stato. Nikos Anastasiades, leader del partito conservatore Unione Democratica (DISY) ha ottenuto il 45,46%. Al secondo posto, col 26,91% si è piazzato Stavros Malas, sostenuto dal partito comunista (AKEL). I due andranno al ballottaggio domenica prossima.
Nel prossimo censimento della popolazione, il primo dopo la guerra, i cittadini bosniaci non potranno dichiararsi semplicemente tali, ma dovranno definirsi etnicamente come serbi, croati, o bosgnacchi.
Recenti sondaggi di opinione hanno portato alla luce un certo ristagno nel gradimento politico della Coalizione della Sinistra Radicale (SYRIZA), partito in grado di raggiungere il 26,89% delle preferenze alle politiche del giugno 2012, arrivando sfiorare una storica vittoria elettorale ai danni della destra di Nuova democrazia.
Col passare del tempo, le questioni legate a guerra e dopoguerra in Kosovo lasciano faticosamente spazio a temi diversi: spinte, dinamiche e fratture rimaste a lungo nel cono d'ombra del conflitto etnico.
Con una scarna dichiarazione al New York Times, lo scorso 10 gennaio, la direzione del fondo d'investimento statunitense “Albright Capital Management” ha reso noto il proprio ritiro dalla gara di privatizzazione della PTK, società di telefonia pubblica kosovara.
Alla fine, il monumento è andato giù. Anzi su. Ieri mattina, alle prime luci di una livida alba d'inverno, la pala del bulldozer l'ha sollevato di peso, depositando la grossa stele di marmo su un camion parcheggiato pochi metri più in là. Intorno, in un silenzio quasi irreale, decine di agenti della gendarmeria serba armati fino ai denti, e alcune troupe di giornalisti. Il camion è poi partito, uscendo dalla città, destinazione ignota.
Di nuovo tempesta sull'Impero ottomano. O meglio sulla rappresentazione del più famoso dei suoi sultani, Solimano il Magnifico, nella telenovela “Muhteşem Yüzyıl” (Il secolo magnifico), dove il “Padisha”, più che a guerreggiare e governare l'immensità dei suoi possedimenti, è intento soprattutto a destreggiarsi tra le donne che popolano il suo harem nel palazzo di Topkapı.
Martedì 20 novembre. Nikolay Kolev “Bosiya” (lo Scalzo), dissidente di lungo corso, poeta pubblicista e (colorita) figura della transizione bulgara, si presenta davanti al parlamento di Sofia con un sacchetto pieno di pomodori marci. E' solo.
“Cento parlamentari indagati devono votare la legge anti-corruzione? Sarebbe come chiedere a Giovanna d'Arco di andare a far legna per il falò”. Una battuta pronunciata in Italia, dal noto comico Maurizio Crozza, è probabilmente il miglior commento alla vicenda che, in Grecia, ha portato ieri all'arresto del giornalista investigativo Kostas Vaxevanis.
Il presidente georgiano Mikheil Saakashvili ieri ha ufficialmente dato l’incarico di formare il governo al vincitore delle recenti elezioni parlamentari Bidzina Ivanishvili. Tra i nomi, persone note nel proprio campo che potrebbero fare bene, ma anche qualche figura vicina a Ivanishvili sostanzialmente priva di esperienza rilevante per il nuovo incarico.
La Commissione Elettorale Centrale della Bosnia Erzegovina ha pubblicato sulla propria pagina internet i risultati provvisori relativi alle elezioni amministrative di domenica per 125 municipalità su 139.
In vista delle elezioni parlamentari georgiane del 2008, avevo preparato uno schemino per mostrare ai lettori di Osservatorio come vari partiti e movimenti si fossero uniti per costituire coalizioni pre-elettorali.
Prima ancora che i dati definitivi del voto fossero resi pubblici, il presidente georgiano Mikheil Saakashvili in un messaggio video ha riconosciuto la sconfitta del proprio partito nelle contese elezioni legislative di ieri, 1 ottobre.
Piazza Syntagma, moderna agorà della democrazia greca, è a pezzi. La piazza di Atene, situata di fronte al parlamento greco, in questi anni è stata ridotta a campo di battaglia da numerose manifestazioni sfociate in guerriglia urbana.
“Non ci vedo niente di male”, ha risposto sibillino il premier bulgaro Boyko Borisov. Lo scoop, uscito nelle scorse settimane, è del quotidiano “Presa”: la squadra di calcio dilettante del “Vitosha Bistritza”, di cui Borisov è centravanti e stella assoluta, ha utilizzato l'Airbus governativo per andare al mare, a Varna, e giocare un'amichevole contro il “Chavdar” di Etropole, formazione di cui è presidente un altro politico di maggioranza, il parlamentare Emil Dimitrov.
Giovani georgiani mandati in hotel 5 stelle con soldi pubblici e poi invitati a entrare a far parte del partito di Saakashvili, il Movimento Nazionale Unito. Secondo Transparency International Georgia, queste sarebbero alcune delle caratteristiche del campo giovanile “Patriot” organizzato dal governo georgiano.
L'ex ministro degli Interni e leader del Partito socialista serbo ha ottenuto oggi l'incarico dal presidente della Repubblica per la formazione del nuovo esecutivo
Nel gennaio di un anno fa il premier turco Erdoğan sfoderava la retorica della fratellanza “turco-siriana” apriva il suo Paese ai profughi siriani che fuggivano dalla repressione violenta di Damasco e si ritagliava un ruolo di mediazione nel conflitto tra opposizione e regime siriano.
Sabato 16 giugno 2012. Le cinque di pomeriggio. Un gruppetto di turisti vocia di fronte al cancello d'entrata all'acropoli di Atene, il monumento più noto della capitale ellenica e icona della Grecia nel mondo. Il cancello però è chiuso, anche se la targa scintillante all'ingresso riporta che l'orario d'apertura è fino alle otto.
Se la televisione è lo specchio (seppur deformato) di un paese, la crisi ha trasformato la Grecia in un campo di battaglia, senza rispetto per le regole, né per gli avversari.